Gli anfiteatri romani, a differenza dei teatri
greci, che si appoggiavano alla collina, erano strutture
architettoniche tutte costruite in alzato, quindi di per se
dotati di una struttura portante per lo scaricamento dei
carichi statici. Le loro fondazioni erano molto solide, perché
realizzate in
opus
caementicium. Questo era formato da una mistura di pietrisco
e ciottoli, con
malta di
calce come
legante. Le strutture
normalmente erano molto grandi e alte (altezze di circa 50 metri),
con muri portanti, pilastri e archi, che ne permettevano la
stabilità. E questo non è da sottovalutare. Naturalmente vi sono
le eccezioni alla regola. In alcuni casi di anfiteatri minori la
cavea venne appoggiata sul fianco di una collina, in modo da
diminuire la parte da costruire totalmente.
In effetti,
apparentemente le strutture poggiano su un terreno pianeggiante. In
realtà, spesso si utilizzavano degli avvallamenti del suolo, tali da
semplificare la costruzione. E’ il caso dello stesso Colosseo,
costruito in un’area dove prima esisteva un laghetto. Nel caso
dell’anfiteatro di Termini Imerese, l’arena è ricavata 3 metri al di
sotto del livello esterno, dove si trovavano gli ingressi. Non
sempre l’arena aveva sottostante un piano tecnico, come ad esempio
nel Colosseo, anzi, molto più frequentemente, poggiava direttamente
sul suolo. Le gradinate della cavea di forma ellittica,
definivano uno spazio centrale, chiamato Arena, di forma piana e
ricoperta da sabbia. La cavea era suddivisa in settori, dedicati
agli spettatori, ma secondo una suddivisione per censo e livello
sociale. Questa divisione permaneva anche nei percorsi, scale e
negli ingressi, per evitare “mescolanze”. In ogni anfiteatro
esisteva, naturalmente, una tribuna per le autorità cittadine (pulvinar). Tuttavia, la
suddivisione in settori, che si riempivano e svuotavano
autonomamente, attraverso percorrenze, scale e ingressi numerosi e
separati, permetteva nell’anfiteatro una veloce gestione del
pubblico, senza intoppi o file. Gli ingressi erano denominati
vomitoria. In cima all’anfiteatro vi era un muro forato, dove
erano inseriti dei pali posti verso la cavea, che portavano dei
tendoni, chiamati velaria. Questi erano manovrati da tecnici
esperti, che permettevano alle tele di stendersi e coprire la cavea,
proteggendo il pubblico dal Sole e dalla pioggia. I tecnici erano
spesso arruolati tra i marinai più esperti, avvezzi ad aprire,
manovrare e chiudere le vele delle navi.
I locali e gli addetti Gli anfiteatri romani
erano dei veri e propri edifici polifunzionali. Esistevano, infatti,
nella stessa struttura vani per l’immagazzinaggio delle scene e
materiali vari utili agli spettacoli e vani che contenevano gli
animali feroci (carceres). Per
i gladiatori vi erano numerosi ambienti a loro destinati: per
l’attesa, ma anche palestre e vani sacri dove essi potevano pregare
prima di entrare. Sempre per i gladiatori, a Roma, era riservata una
apposita fontana dove lavarsi o medicarsi, chiamata la meta
insudans. Negli anfiteatri più avanzati, sotto l’arena esisteva un gran
numero di ambienti e corridoi destinati a varie funzioni. In questi
casi, l’arena era dotata di un pavimento mobile. Per la
sorpresa degli spettatori, botole, pannelli scorrevoli e apposite
macchine, come elevatori e montacarichi, “magicamente” apparivano
scene, animali o gladiatori.
Ma i locali di
servizio negli anfiteatri erano talmente tanti, che gli studiosi
dopo secoli non ne conoscono ancora la destinazione. Nel Colosseo
e nell’Arena di Verona esisteva un complesso sistema di acquedotti e
tubazioni, che consentivano l’allagamento dell’arena e lo
svolgimento delle naumachie, vere e proprie battaglie navali.
Per il perfetto funzionamento di questa enorme struttura vi era
un elevato numero di addetti. Abbiamo visto i marinai per il
distendersi dei velaria, ma vi erano anche i tecnici addetti
alla movimentazione delle scene sia nell'arena, che sotto l'arena,
oppure quelli che si occupavano della rimozione dall'arena, alla
fine dello spettacolo, di uomini e animali feriti o morti.
Esistevano poi degli usceri agli ingressi e degli appositi addetti
alla cura degli animali.
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