Da uno dei tanti contratti (6 Luglio 1527) si apprende come Antonello
avesse con la regione interessi non soltanto artistici ma anche commerciali, infatti
trasporta per la vendita i suoi vini della tenuta di Carini, bene dotale della seconda
moglie Antonia Valena, a Brolo, luogo di facile attracco per le navi adibite anche al
trasporto delle statue. Assecondando così quel bernoccolo per gli affari che aveva
portato marmorari lombardi e carraresi di stanza a Palermo, nei viaggi a vuoto a Carrara
per il rifornimento dei marmi, a caricare prodotti alimentari dellisola, come vini,
zuccheri e cannamele, arance e caciocavalli.
La scultura di Antonello,
contemplativa e serena, ed ancora legata a schemi quattrocenteschi, è in ritardo nei
confronti del secolo nel quale opera e di cui gli unici equivalenti possono riscontrarsi
in Andrea Sansovino ed in Raffaello. Anche se laneddottica (Susinno 1724) riferisce
pareri favorevoli espressi dal Buonarroti nei confronti del maestro siciliano, se non
altro circa larte del drappeggio, la problematica michelangiolesca non sfiorò mai
il civis messanensis o Panormi intento in una sua imperturbabile visione di
edonismo formale.
Fra le molte opere inviate
nei Nebrodi, riteniamo forse solo la statua dellex convento di S. Maria di Gesù
di San Piero Patti quasi del tutto originale, giacché quelle commissionate più
tardi furono terminate dagli eredi.
Eseguita nel 1515, come
risulta dalliscrizione sulla base che è siglata dallarme degli Orioles: leone
rampante su monte tripartito.
Sebbene non sia rimasta
traccia documentaria nel Di Marzo, forse a causa della commissione privata del nobile,
noto per la sua devozione, si hanno fondate ragioni per ritenere si tratti di opera
autografa, spedita da Palermo dal maestro intento in quegli anni alla redazione della
tribuna del Duomo, ma attivo anche per la committenza laica.
La natività sulla base,
simile a quella della Madonna di S. Leoluca di Vibo Valentia (Monteleone) ne accentua i
valori pittorici e di trasparenza atmosferica, quasi da stiacciato donatelliano e ne
costituisce la parte più originale. Oltre ad essere il modello per le versioni
successive. La delicatezza dellincarnato, il virtuosismo del modulo compositivo e la
scioltezza dei drappeggi, dissipano i dubbi sulla paternità dellopera derivata da
quella di Domenico e scuola dellAnnunziata di Napoli e poi ripresa dallaltra
di bottega della matrice di Polizzi Generosa. |