La già citata Madonna della catena della matrice di Librizzi,
ripresa da quella del padre per lOriolis, era stata terminata prima del 1537,
perché gli Statuti emanati in questa data dal vescovo Albertino, danno delle disposizioni
riguardanti una cappella sotto il titolo di S. Maria della catena.
La statua acquista grande
importanza in quanto è la prima opera che si può attribuire, nei Nebrodi, allo scultore
che, successivamente, il 14 Maggio 1538, si obbligava per una custodia di marmo per il
sacramento, presumibilmente per la Cattedrale di Patti, con intervento dello stesso
vescovo, poi ricostruito sudi una parete della chiesa di S. Michele, forse dopo il
terremoto del 1693. Per questo il grande tabernacolo è rimasto ignoto agli studiosi che
si sono occupati dei Gagini.
Il modello della custodia
è desunto dagli schemi paterni eseguiti con intervento della scuola: di S. Salvatore di
Fitalia, del Duomo di Mazzara, del Museo Regionale di Trapani, che per la quasi completa
identità con quello di Patti, rimette in predicato lattribuzione parziale a Giacomo
Gagini del Kruft in favore di Antonino, il quale ne riprende liconografia e
larchitettura nel tabernacolo delle chiese madri di Ciminna e di Ficarra, già
allogati al padre nel 34-36.
La custodia, con gli angeli
in adorazione e ai lati la Santa Agata e Maddalena, è conclusa da una lunetta con la
Pietà che riprende i modelli settentrionali di vesperhild, già usati dal genitore
in quella a tutto tondo di eco michelangiolesca del 1521, di Soverato superiore.
Il valore pittorico di
bassorilievo si collega alla migliore espressione artistica della maturità di Antonello
sensibile a quella cultura internazionale che circolava nel viceregno di Napoli, dal De
Siloé giunto dalla Spagna, al Berruguete, segnalato a Roma nel 1504, o da Andrea
Sansovino che era stato chiamato in Spagna e Portogallo e vi si era trattenuto fino al
1501.
Una Madonna di Loreto per
S. Maria di Gesù a Ficarra, viene commissionata il 6 febbraio 1544 per conto del
barone Enrico Lanza, con la clausola di riuscir conforme ad unaltra di spettanza
dun tal Antonio della Quadragesima nella chiesa di S. Francesco di Palermo, non solo
nelliconografia ma anche ne "lupanniari", cioè il drappeggio, che
a sua volta ricalca la forma di un modello di creta in possesso dello scultore.
Attraverso tali opere si
precisa la figura di uno scultore, che pur con le inevitabili ripetizioni, per altro
imputabili alla committenza, rivela una personale sensibilità psicologica e materica, in
un vibrato atmosferico che contrappunta levento miracoloso illustrato.
Una serie di madonne ad
esse collegate, fra le quali spicca quella di Santa Maria di Gesù a San Fratello, pure
autografa confermano quanto questo sentire fosse condiviso ed apprezzato. |