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Premessa
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici
La scultura dei Nebrodi
L'architettura medievale
L'architettura rinascimentale
  Il territorio: geologia
Il territorio: morfologia
Il territorio: idrografia
Il territorio: vegetazione e flora
Il territorio: fauna

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 Conosciamo i Nebrodi
   IL TERRITORIO DEI NEBRODI:
   L'AMBIENTE NATURALISTICO, ANTROPICO,
   STORICO E   CULTURALE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  La scultura dei Nebrodi    
     
     

Testo di Francesco Cimino


 

 
I NEBRODI PER IMMAGINI
Ficarra, Nella foto particolare di un elemento architettonico.
 
Foto di Chiara Samugheo

 









 
Datata 1550 una S. Caterina d’Alessandria nella chiesa omonima di Galati Mamertino, segue il modulo paterno per le sante di S. Domenico e di S. Caterina a Palermo e del Duomo di Siracusa, che viene riciclato in idioma più toscaneggiante nella S. Caterina della Matrice di S. Piero Patti che, nella tipologia del volto ed anatomia delle mani affusolate, nel drappeggio elegante e nella incisività corsiva delle storiette della base, presenta concordanze con altre opere di Antonino presenti nel circondano.

Mentre un più grande polittico smembrato, ora nella chiesa madre di Mistretta, dal quale l’esecuzione fu stipulata con Antonino e Vincenzo Gagini il 10 Novembre 1554 (Di Marzo, Doc. XXXIX) nella S. Lucia si ricollega alla delicata interpretazione paterna di S. Piero Patti e delle Annunziate già presenti nella regione.

Nella stessa Mistretta Antonino scolpì secondo il Di Marzo, parte della decorazione marmorea del retablo di S. Caterina, nella omonima chiesa, da segnalare perché vi collaborano marmorari sconosciuti, "Maestro Paulo de Marco, et Petro Ribaldo et Antoni lo Papa", quest’ultimo di etimo locale.

Il gruppo marmoreo più singolare portato a termine da Antonino, è una Trinità, ora nella matrice di Galati Mamertino da S. Spirito.

Commissionata in un primo tempo ad Aurelio Basilicata, scultore originario di quella regione del regno di Napoli, venne affidata dallo stesso nel ‘43 ad Antonello che la portò a termine l’anno successivo (Di Marzo, 110 Doc. CLXV e CLX VIII).

La pesantezza un po’ informe del gruppo di schema masaccesco, conferma quanto Antonino preferisse lo studio della figura femminile.

Il più incorporeo gruppo dell’Assunta del Duomo di Marsala, ripreso da quello del padre nella tribuna del Duomo di Palermo, viene ripetuto successivamente nella redazione inedita, della scuola nella matrice di S. Filippo e Giacomo a Naso.

Giacomo Gagini, germano di Antonino, e che già abbiamo visto impegnato al perfezionamento delle sculture paterne, con Antonino dell’Annunziata di Longi (1536) e con il fratello minore Vincenzo, del presepe di Roccella Valdemone (1540), lavora in prima persona nell’opera di maggiore impegno.

Il grande retablo per la cappella del Sacramento della Matrice di Sinagra, allogato il 21 maggio 1542 (Di Marzo, 110 doc. CXC VII) dai procuratori della chiesa, fra i quali un Maestro Pietro Fiorentino, che poi il 18 luglio dell’anno seguente, attesta di aver ricevuti marmi lavorati per la messa in opera, confermando la presenza, anche nei centri minori dei Nebrodi di scultori, scalpellini e fabbricatores forestieri.

Lo stile di Giacomo, morbido e plastico nel modellato, domina come creta la materia, imprigionando forme manieriste in drappeggi sinuosi prebarocchi.

Fra le ultime opere di questo scultore poco documentato, l’icona marmorea della Matrice di Pettineo, firmata il 25 Giugno 1597, l’anno precedente la morte, con la visitazione e i Santi Filippo e Giacomo, citata dal Di Marzo che non ne apprezza lo stile compendiario a causa di "imperfezioni di scalpello", che invece denotano una cifra personalissima, precorritrice dei tempi.

 
 

     

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