Di questa cultura architettonica in ritardo con i tempi, fanno parte la
chiesa cinquecentesca francescana di Tortorici, con archi dogiva nelle navate
ed un portale esterno a forma di retablo gaginesco in pietra serena, nonché la chiesa di S.
Pietro a Raccuia con sole due navi superstiti.
Anche il portale in
arenaria, rimesso in opera nella navata destra della Matrice di Mirto, risulta
manufatto intermedio fra Rinascimento e Gotico, eseguito da scalpellini che forse si
firmano nellarchitrave ora illegibile in parte.
Unico cimelio laico, nei
dintorni di SantAngelo di Brolo, il complesso civile fortificato in forma di baglio
di Piano Croci formato da una torre di origini forse medievali, rimessa in
opera dopo i terremoti del 1450, 56 e successivi, dai vari proprietari che
lasciarono il segno nello stemma con inquartature Lancia, Caldarera, Amato ed Angotta, (G.
Gregorio, 1987). Il palazzo che la fiancheggia e che fu sede del Governatorato di
SantAngelo, assaltato nel 1697 da una rivolta di contadini, fu danneggiato e
ricostruito:
esso conserva tuttavia
ancora unimpronta tardomanierista cinquecentesca, rara nella regione, da paragonarsi
al Palazzo del Principe di Galati Mamertino, tale da meritare un improrogabile restauro.
La decorazione
architettonica ebbe grande incremento a partire dallultimo ventennio del secolo e,
molto spesso, servì a modernizzare chiese di impianto basilicale a navate spartite da
colonnati che furono trasformati in pilastri a maggior portanza di volte e di stucchi.
La Chiesa della
Congregazione di S. Maria degli agonizzanti di Patti, sorse ex novo dal
1680 all87, costruita ad aula ad imitazione degli oratori palermitani, venne
decorata da nicchie con plastiche e formose virtù cardinali e teologali. I riquadri a
stucco rilevati doro dovevano incorniciare i presunti dipinti del Novelli ed una
serie di nature morte floreali.
Anche senza tener conto del
fatto che il committente palermitano della cappella, vescovo Martinelli, premorto al
perfezionamento dellopera, avrebbe potuto dare disposizioni per una successiva
committenza panormita degli stucchi, ci sembra, per la monumentalità e pesantezza del
decoro, che essi possano piuttosto essere ascritti a quelle maestranze messinesi che,
tratto spunto dallattività decorativa dei fanzaghiani messinesi Gallo e Mangani
del Mangani, loratorio dei Mercanti della Sanità era decorato con stucchi
dettero lavvio, dalla seconda metà del 600, come riferisce
lAccascina (1960-61) "ad una violenta ma effimera vita a Messina, ma che,
trasportata a Catania dai messinesi Biundo, Amato e Viola, ebbe la possibilità di svi
luppi ed infiltrazioni assai vaste in provincia". E non solo in quella, sino al
700 inoltrato, come testimonia la Cappella del Sacramento della Cattedrale di
Patti, edificata nel 1779 a cura del vescovo Pisano che la consacrò in quellanno,
in sobrio ed attardato stile fanzaghiano, temperato da certo classicismo alla Maffei. |