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Premessa
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici
La scultura dei Nebrodi
L'architettura medievale
L'architettura rinascimentale
  Il territorio: geologia
Il territorio: morfologia
Il territorio: idrografia
Il territorio: vegetazione e flora
Il territorio: fauna

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 Conosciamo i Nebrodi
   IL TERRITORIO DEI NEBRODI:
   L'AMBIENTE NATURALISTICO, ANTROPICO,
   STORICO E   CULTURALE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  L'architettura
  rinascimentale
   
     
     

Testo di  Anna Barricelli


 

 
I NEBRODI PER IMMAGINI
Sant’Agata Militello si trova sulla costa tirrenica tra le foci del torrente Inganno e della fiumara Rosmarino.
 
Foto di Chiara Samugheo

 


 
Il Bellafiore, tracciando i lineamenti della maniera italiana in Sicilia, afferma che, sebbene sia ignoto il panorama della cultura architettonica messinese, non è difficile immaginare il carattere ritardatario ed ecclettico. Anche il Bottari (1954) aveva notata un’architettura di impronta gaginiana riflessa anche in provincia, come nel Palazzo della Corte Capitaneale di Caltagirone, del primo decennio del ‘600 su progetto di Antonuzzo Gagini, che aveva eseguito, assieme al fratello Vincenzo, il portico laterale del Duomo di Monreale.

Di questa cultura architettonica in ritardo con i tempi, fanno parte la chiesa cinquecentesca francescana di Tortorici, con archi d’ogiva nelle navate ed un portale esterno a forma di retablo gaginesco in pietra serena, nonché la chiesa di S. Pietro a Raccuia con sole due navi superstiti.

Anche il portale in arenaria, rimesso in opera nella navata destra della Matrice di Mirto, risulta manufatto intermedio fra Rinascimento e Gotico, eseguito da scalpellini che forse si firmano nell’architrave ora illegibile in parte.

Unico cimelio laico, nei dintorni di Sant’Angelo di Brolo, il complesso civile fortificato in forma di baglio di Piano Croci formato da una torre di origini forse medievali, rimessa in opera dopo i terremoti del 1450, ‘56 e successivi, dai vari proprietari che lasciarono il segno nello stemma con inquartature Lancia, Caldarera, Amato ed Angotta, (G. Gregorio, 1987). Il palazzo che la fiancheggia e che fu sede del Governatorato di Sant’Angelo, assaltato nel 1697 da una rivolta di contadini, fu danneggiato e ricostruito:

esso conserva tuttavia ancora un’impronta tardomanierista cinquecentesca, rara nella regione, da paragonarsi al Palazzo del Principe di Galati Mamertino, tale da meritare un improrogabile restauro.

La decorazione architettonica ebbe grande incremento a partire dall’ultimo ventennio del secolo e, molto spesso, servì a modernizzare chiese di impianto basilicale a navate spartite da colonnati che furono trasformati in pilastri a maggior portanza di volte e di stucchi.

La Chiesa della Congregazione di S. Maria degli agonizzanti di Patti, sorse ex novo dal 1680 all’87, costruita ad aula ad imitazione degli oratori palermitani, venne decorata da nicchie con plastiche e formose virtù cardinali e teologali. I riquadri a stucco rilevati d’oro dovevano incorniciare i presunti dipinti del Novelli ed una serie di nature morte floreali.

Anche senza tener conto del fatto che il committente palermitano della cappella, vescovo Martinelli, premorto al perfezionamento dell’opera, avrebbe potuto dare disposizioni per una successiva committenza panormita degli stucchi, ci sembra, per la monumentalità e pesantezza del decoro, che essi possano piuttosto essere ascritti a quelle maestranze messinesi che, tratto spunto dall’attività decorativa dei fanzaghiani messinesi Gallo e Mangani — del Mangani, l’oratorio dei Mercanti della Sanità era decorato con stucchi — dettero l’avvio, dalla seconda metà del ‘600, come riferisce l’Accascina (1960-61) "ad una violenta ma effimera vita a Messina, ma che, trasportata a Catania dai messinesi Biundo, Amato e Viola, ebbe la possibilità di svi luppi ed infiltrazioni assai vaste in provincia". E non solo in quella, sino al ‘700 inoltrato, come testimonia la Cappella del Sacramento della Cattedrale di Patti, edificata nel 1779 a cura del vescovo Pisano che la consacrò in quell’anno, in sobrio ed attardato stile fanzaghiano, temperato da certo classicismo alla Maffei.

 
 

     

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