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Premessa
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici
La scultura dei Nebrodi
L'architettura medievale
L'architettura rinascimentale
  Il territorio: geologia
Il territorio: morfologia
Il territorio: idrografia
Il territorio: vegetazione e flora
Il territorio: fauna

INDIETRO
 
     
     
 Conosciamo i Nebrodi
   IL TERRITORIO DEI NEBRODI:
   L'AMBIENTE NATURALISTICO, ANTROPICO,
   STORICO E   CULTURALE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Il territorio dei Nebrodi :
  vegetazione e flora
   
     
     

Testo di  Giuseppe Giaimi


 

 
I NEBRODI PER IMMAGINI
Ucria è un importante centro con rilevanti potenzialità turistiche.
 
Foto di Chiara Samugheo

 



 
 

SALICI, ONTANI E PIOPPI

Nell’orizzonte proprio delle querce decidue i corsi d’acqua ospitano tipi di vegetazione diversi da quelli descritti per il piano inferiore. Non più basse macchie di oleandri dalle foglie coriacee e fiori rosa o bianchi, non l’eterea tamerice dalle esili infiorescenze tinte di colori delicati, né i cespi folti del semprevivo dai capolini giallo-brillante. Qui appaiono o si fanno più frequenti specie più esigenti, a portamento arboreo, quali i salici flessuosi, l’ontano nero dal fogliame scuro, i pioppi dalla bianca corteccia, il frassino di monte.

Tra le specie erbacee, le felci acquatiche, il caprifoglio, la pulicara, l’iperico.

In uno dei tanti torrenti (sopra Tortorici), trovasi una bella ombrellifera, la petagnia saniculaefolia, pianta esclusiva dei Nebrodi.

I BOSCHI DI CASTAGNO

Il castagno in Sicilia è indigeno o è stato introdotto? Ed eventualmente introdotto da chi? Dai greci, dai romani? Difficile dire, tanto più che la sua area coltivata si è spesso sovrapposta a quella naturale, peraltro molto più ridotta.

E certo invece che tutti gli attuali castagneti dei Nebrodi siano di origine artificiale, introdotti dall’uomo al posto delle originarie formazioni di quercia, leccio e sughera per ottenere frutti e materiale legnoso.

Fino all’ultimo conflitto mondiale in molte zone di collina e di montagna il castagno conservò un’importanza capitale. Niente di questa pianta veniva perduto. Il legno trovava impiego nei lavori familiari, artigianali e industriali, il frutto nell’alimentazione umana ed animale, la corteccia nella produzione del tannino, le foglie nell’allestimento di composte vegetali usate in floricoltura. Perfino il fiore veniva sfruttato ai fini pratici attraverso l’allevamento delle api.

Al giorno d’oggi il valore di questa pianta è alquanto scaduto, ma rimane ugualmente una specie utilissima in molti ambienti, per i riflessi economici ed anche per i suoi pregi estetici ed ecologici. Non priva di suggestione, a tarda estate, è la vista di questa pianta possente ed armoniosa, sviluppata da un intreccio di filamenti gialli come l’oro sopra al verde delle grandi foglie seghettate; o carica ad ottobre, di ricci spinosissimi da cui già mature fanno capolino le castagne.

Nè meno suggestivo è il bosco in abito invernale quando, spoglio e con riflessi viola, assume aspetto grave ed austero.

 
 

     

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