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Premessa
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici
La scultura dei Nebrodi
L'architettura medievale
L'architettura rinascimentale
  Il territorio: geologia
Il territorio: morfologia
Il territorio: idrografia
Il territorio: vegetazione e flora
Il territorio: fauna

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 Conosciamo i Nebrodi
   IL TERRITORIO DEI NEBRODI:
   L'AMBIENTE NATURALISTICO, ANTROPICO,
   STORICO E   CULTURALE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Il territorio dei Nebrodi :
  vegetazione e flora
   
     
     

Testo di  Giuseppe Giaimi


 

 
I NEBRODI PER IMMAGINI
Tortorici, Chiesa di San Francesco di cui nella foto il portale.
 
Foto di Chiara Samugheo

 



 
 

I BOSCHI ARTIFICIALI

Sono stati impiantati una trentina di anni fa a cura e spese della Regione Sicilia per rimediare ai guasti prodotti dall’intenso e irrazionale sfruttamento a cui il suolo era stato sottoposto, per le note congiunture storiche, nel periodo compreso tra le due grandi guerre e negli anni immediatamente successivi.

Per lo più sono boschi misti di varie essenze vegetali tra le quali figurano, per le conifere (piante a foglie strette e lunghe come aghi), il pino lancio, il pino nero austriaco, il pino marittimo, il pino domestico, i cedri e, per le latifoglie, il castagno, gli aceri, i frassini, gli ontani, i pioppi euroamericani.

Riusciti esempi di rimboschimento si trovano nelle aste iniziali dei torrenti Naso, Brolo, Elicona, Novara, Roccella, Favo scuro, Saracena, Cerami. Per i loro pregi anche estetici si segnalano i complessi di Montalbano e quelli di Novara di Sicilia esperti.

I NOCCIOLETI

Erano chiamati una volta "giardini di montagna", per evidente accostamento ai ricchi agrumeti di pianura (detti in Sicilia, appunto "giardini"), capaci di assicurare ai proprietari redditi elevati.

Vegetano, grosso modo, nella stessa area geografica e pedologica del castagno al quale hanno conteso molti terreni senza tuttavia seguire quest’ultimo nelle sue frequenti ascensioni verso l’alto.

Grazie al lungo, paziente e mirabile lavoro sistematorio di intere generazioni di contadini, questa coltura, che in atto occupa circa 13.000 ha di superficie, è riuscita a ricoprire pendici con pendenze da capogiro.

 
 

     

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