La storia architettonica della Sicilia del XVII
secolo e i collegamenti con il Barocco “ufficiale” è difficile da
ricostruire. In primis perché poche sono le realizzazioni edificate
giunte intatte fino a noi, e pochi sono i testi e le incisioni, che
comunque ne avrebbero attestato l’esistenza. Il terremoto del 1693 e
tutti gli altri susseguitesi nei secoli e i bombardamenti
dell’ultima guerra, hanno praticamente cancellato l’esistenza fisica
e la memoria stessa di quella che fu la stagione architettonica
siciliana del XVII secolo. L’Architettura siciliana, nonostante i
caratteri propri, non è chiusa ad influenze esterne. Tuttavia, le
stesse realizzazioni nell’isola precedenti il terremoto del 1693,
direttamente influenzate da riferimenti esterni, presentano
particolarità e deviazioni, che già annunciano quello che sarà il
Barocco siciliano dopo il sisma. D’altra parte queste
caratterizzazioni specifiche, queste modificazioni dai modelli di
tutta Europa, si ritrovano nel Barocco “Moscovita” (il Barocco
Naryshkin), altrettanto eccentrico e contraddistinto localmente.
Molto si deve ad una famiglia di scultori e pittori: i Gagini.
Da Firenze nel 1463 giunge in Sicilia Domenico Gagini e famiglia.
Discretamente chiese ed edifici vengono decorati con una scultura
figurativa adorna. Dopo un secolo, tra il 1531 e il 1537, Antonello
Gagini lavora completandolo, a Trapani, l'arco della Capella della
Madonna, nel Santuario dell'Annunziata. L’arco, con frontone e
colonne non scalanate, è ricco di raffigurazioni umane e floreali,
con busti a rilievo dei santi ed uno scudo centrale a coronamento
del frontone. Questa architettura decorativa viene confermata nella
chiesa del Gesù, edificata tra il 1564 e il 1633, tra i primi
segnali del Barocco in Sicilia.
Tra i maggiori esempi d’architettura barocca nell’isola (e di urbanistica
del periodo) vi sono i Quattro Canti di Giulio Lasso, del
1610 circa, a Palermo. L’opera siciliana si ispira alle Quattro
Fontane di Papa Sisto V a Roma. Nasce intorno alla piazza
ottagonale che si forma all’incrocio di due importanti strade della
città. I “canti” sono gli spigoli inclinati dei quattro grandi
edifici che dominano la piazza. A differenza della piazza romana il
tema Barocco si espande verso l'alto. Sulla piazza gli edifici hanno
al pian terreno grandi fontane, mentre i tre piani superiori sono
decorati con nicchie retrocesse e statue raffiguranti le quattro
stagioni, i quattro Viceré Spagnoli dell’isola, e le quattro patrone
della città: Santa Olivia, Sant'Agata, Santa Cristina e Santa Ninfa.
Nel confronto con l’esempio romano i Quattro
Canti presentano diversità
e sono sovradimensionati rispetto alla grandezza della piazza
stessa. Pur nella bellezza dei Quattro Canti di Palermo,
nulla fa presagire la stagione incredibilmente importante del
successivo Barocco siciliano |