Gli architetti siciliani, che non avevano avuto l’opportunità di
sviluppare studi al di fuori della Sicilia, avevano ora, nella prima
parte del secolo, esempi sufficienti per imparare il nuovo stile. Ad
essi si aggiungevano le stampe e i libri di architettura che
giungevano abbondantemente dal continente. Questi architetti
assommarono ad artisti come il Vaccarini altri esempi come Andrea
Palma, Rosario Gagliardi e Tommaso Napoli. Questi architetti,
che facevano parte della nuova generazione, a conoscenza anche delle
caratteristiche di un nuovo stile, il Rococò, diedero vita ad una
nuova mistura con il Barocco. Guadagnando in sicurezza, competenza e
statura artistica, aggiunsero alle proprie progettazioni
appariscenza, libertà e movimento, caratteristiche tipiche del
cosiddetto Barocco Siciliano. Dopo il 1730 Il Barocco
siciliano inizia a caratterizzarsi in maniera dissimile dal Barocco
romano. Terminata la folle corsa alla ricostruzione, la
progettazione, ad opera di architetti siciliani venuti alla ribalta,
divenne più tranquilla e meditata.
Essi adeguarono adesso le loro composizioni a bisogni e
tradizioni locali. Il loro modo di progettare divenne così personale
e libero da risultare spesso follemente
creativo. Vaccarini aveva aggiunto delle scale esterne alla
maniera di Francesco De Sanctis e le scalinate di Piazza di Spagna a
Roma. I nuovi architetti aggiunsero scale di tutti i tipi e forme a
costruzioni, come le chiese, poste in cima alle colline, per poter
costruire meravigliose scalinate che ne sottolineavano l’importanza
aumentandone l’imponenza. Anthony Blunt, parlando di interni del
Barocco siciliano, scrive: "affascinante o repellente, ma comunque
il singolo spettatore possa reagire, questo stile è una
manifestazione caratteristica di esuberanza siciliana,
e va classificato tra i più e più
importanti e originali creazioni di arte Barocca sull'isola".
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