I Siculi,
intorno al IV millennio a.C., si spinsero verso l’interno della
Sicilia, spodestando, spesso, le popolazioni sicane. Nell’area di
Paternò diedero vita all’abitato
di
Hybla. Essendo
diversi i centri siculi che portavano questo nome, per
differenziarla, fu denominata Hybla Gereatis (o
Hybla Major). Esistevano, infatti, in Sicilia anche i
centri di Hybla
Heraia e Hybla Minor,
che fu rinominata, successivamente,
Megara Hyblaea.
Quest’ultima, oltretutto,
è posizionata nelle vicinanze di Augusta, in provincia di
Siracusa. Nello stesso periodo e nella
stessa area fu fondato il
villaggio di
Inessa. Abbiamo le
prime notizie dei due centri dallo storico greco Tucidide, che
attribuisce la loro fondazione, appunto, ai Siculi, oltre a
collocarli nella medesima zona, nei pressi dell’Etna. Il geografo
tedesco Filippo Cluverio
ipotizzò che i due centri antichi costituissero, in realtà, un unico
abitato.
Anche
Hybla Gereatis fu coinvolta nelle continue lotte per il potere in
Sicilia che ebbero termine con la dominazione romana. Prima di essa,
la città vide l’arrivo dei Dori e
degli Zanclei. Fu
l’unica città d’origine sicula a non aderire all’alleanza sotto il
comando del re siculo Ducezio. Fu conquistata dai siracusani,
durante il periodo del tiranno Dionisio e partecipò, dalla loro
parte, alla guerra contro gli ateniesi sbarcati in Sicilia. Con la
guerra tra cartaginesi e romani per il controllo dell’isola e delle
rotte di navigazione, che vide la vittoria di questi ultimi, anche
Hybla Gereatis entrò nell’orbita del dominio di Roma.
L’antico toponimo, tuttavia, scomparve.
Il destino (ed il
toponimo), invece, di Imessa si incrociò con quello della polis di
Katane
(l’odierna Catania).
Conquistata dai siracusani di Gerone I (V secolo a.C.), Katane prese
il nome di Aitna. Diodoro Siculo racconta che Ducezio scelse Imessa
come luogo d’esilio dei siracusani di Aitna sconfitti. Con la
sconfitta e l’esilio di questi, Katane riprese l’antico nome, mentre
la città di Imessa venne denominata come Aitna. Il nuovo nome fu
mantenuto fino ad età imperiale romana. Nella guerra del
Peloponneso ad Imessa si svolse una furiosa battaglia tra siracusani
e spartani (a cui era alleata Imessa) posizionati sull’acropoli e
l’esercito che l’assaltava, formato da ateniesi, sicilioti e siculi,
al comando di Lachete. L’esercito assalitore fu sconfitto,
riportando gravi perdite durante la ritirata.
Lo storico
Pausania si sofferma sull’origine della parola Hybla.
A suo parere deriverebbe
dal nome di una divinità sicula paragonabile alla greca Afrodite,
dea della fertilità e protettrice dei campi coltivati. Il
nome
Gereatis, invece, potrebbe fare riferimento al tiranno
siracusano Gerone o a Gela, città greca in Sicilia. Potrebbe anche
riferirsi ai
Galeoti, che erano
sacerdoti e indovini greci.
La città di
Imessa viene citata nell'Itinerario antonino, nella Tavola
Peutingeriana e nelle Verrine di Marco Tullio Cicerone, che denuncia
il furto di una statua di grande valore di Imessa da parte di Gaio
Verre, che se ne impossessò proditoriamente.
La collocazione
dell’antica città di Imessa è tuttora sconosciuta, perché le fonti
storiche non coincidono, rendendo difficoltoso il ritrovamento. A
metà del Novecento sono stati effettuati scavi archeologici,
risultati infruttuosi, in località Civita, tra Paternò
è Santa Maria di Licodia. Il mistero è, quindi, ancora molto oscuro.
Basti pensare che Tucidide la
pone tra Centuripa ed
Hybla Major, Strabone in vicinanza di Catania, l’Itinerario antonino
tra Catania e Centuripe,mentre altre fonti antiche individuano la
localizzazione, addirittura, tra
Catania e Termini
Imerese. Ovviamente, le ricerche continuano.
|