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Paternò, la città delle regine e dei principi

Introduzione
Il toponimo di Paternò
Hybla Major ed Imessa
Le antiche etnie: i Siculi
I primordi e la nascita di Paternò
Le regine e Paternò
L'epoca contemporanea
La famiglia dei Moncada
Antiche architetture
La religiosità a Paternò
Dialetto e folclore
Il vulcano Etna
Il Parco dell'Etna
L'arancia rossa di Sicilia
Il ficodindia dell'Etna

Video su Paternò
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PATERNO'

      La Storia, a volte, disegna dei    tracciati
   e dei valori che poi, nel tempo, si perdono.
   E’ il caso di Paternò. La città era prediletta
   dalle regine aragonesi, divenendo, poi,
   il feudo dei principi Moncada.  Oggi la
   cittadina etnea si distingue per la produzione
   delle arance rosse Sanguinelle e per i suoi
   ficodindia. Il Parco dell’Etna, con Paternò,
   svela un paesaggio nascosto, forse
   lo stesso dell’antica nobiltà…

   

    Antiche architetture

   
     
     

 

 

Ruderi dell'acquedotto romano in contrada Civita (Santa Maria di Licodia)

Riccardo Spoto - 2007
Foto da Wikimedia Commons

 
 




 Architetture romane
L’Acquedotto
Tra le maggiori opere architettoniche d’epoca romana in Sicilia vi è, senz’altro, l’acquedotto che portava l’acqua sino a Catania. La fonte sorgiva originava nella zona di Santa Maria di Licodia. L’acquedotto per giungere sino all’abitato della città di Catania, attraversava i territori di Paternò, Belpasso e Misterbianco.

Il Ponte di Pietralunga
Di età romana rimangono, anche, le rovine del ponte posto in contrada Pietralunga, ad ovest di Paternò.

 
Architetture normanne

Il Castello normanno

Anche Paternò ha un suo castello. Edificato nel 1072 per volere del Gran Conte Ruggero, normanno, è stato modificato all’inizio del XIV secolo. Esso presenta una forma simile ai donjon francesi coevi, cioè un parallelepipedo verticale. Le sue dimensioni lo rendono il Maschio più grande costruito in Sicilia in periodo normanno (24 x 18 x 34 m).
Il maschio o mastio era, sostanzialmente, la torre più alta del castello medievale. Veniva utilizzata come ultima difesa contro gli assalitori. Essendo impossibile raggiungerlo direttamente, bisognava attraversare delle zone esposte al tiro di alcune aperture proprie dal mastio stesso. Mentre il donjon era realizzato  come abitazione, il Mastio poteva non esserlo.

Gli interni del Mastio di Paternò presentano un buono stato di conservazione. Al piano terra è collocata l’antica cappella. Salendo le scale ottenute nelle mura, si raggiunge il primo piano dove è posta la sala d'armi, illuminatissima grazie a quattro grandi bifore. Molto illuminata è anche la Galleria situata al piano superiore.
Raggiungendo il terrazzo si puà godere di un panorama molto ampio, che va dall’Etna, alla piana di Catania fino alla valle del Simeto.
Sono stati effettuati lavori di restauro nel 1900 e nel 1958.

La Torre dei Falconieri
Era, probabilmente, un avamposto militare del castello, ed in tempo di pace la Torre dei Falconieri di Paternò, veniva utilizzata da questi ultimi, traendone il nome. Oggi la Torre è utilizzata come campanile della Chiesa della Madonna dell'Itria. La chiesa fu realizzata, tra le prime, nella parte bassa della città, area di costruzione preferita dopo il terremoto del 1693. Fu inizialmente dedicata alla patrona del paese, Santa Barbara. Ad essa facevano capo i cavalieri dell'Ordine teutonico. Dopo la costruzione dell’attuale chiesa di Santa Barbara, il tempio è stato dedicato all'Odigitria.

Le Porte di Paternò
Paternò era dotata di un sistema di poderose mura in età normanna. Si accedeva al paese attraverso nove porte. Le mura sono visibili, mentre delle nove porte ne rimangono solo tre, quali: la porta del Borgo, la porta Lentini o del Pertuso e la porta della Ballottola.
 
 

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