Anche Natale Masuccio, architetto di nascita messinese, era un
religioso (come il Montorsoli), un gesuita che operò nella città
dello Stretto. Si ignorano gli anni iniziali della sua vita. La
sua figura appare nei documenti
nel 1597,
quando
venne inviato dall'ordine
gesuita, di cui faceva
parte,
a Roma per
approfondire
i suoi
probabili
studi
formativi
di architettura,
avvenuti nella città. All’epoca
aveva già un'età matura. L’ambiente della Messina del
Cinquecento era, senz’altro, molto dinamico e ricco culturalmente.
Il Masuccio, con molta probabilità aveva già
conosciuto Andrea
Calamech, che collaborò con i gesuiti messinesi per diverse commesse
di lavoro. Masuccio ne fu influenzato quasi certamente. Il Calamech,
infatti, fece conoscere all’ambiente culturale di Messina il nuovo
stile manierista toscano. Così pure conobbe Giacomo Del Duca (nell'ultimo
decennio del XVI secolo)
che nella sua arte si rifaceva molto a quella di Michelangelo.
Il viaggio a Roma fu ricco di opportunità formative. Basti pensare
che nella capitale, oltre alla presenza delle opere dei maggiori
maestri del Rinascimento, si stavano anche ponendo le basi del
futuro barocco. A Roma entrò in contatto con Giacomo della Porta.
Tornato a Messina, nel 1602,
più colto e
preparato, iniziò a lavorare per commesse edilizie dello stesso
ordine gesuita, divenendo il primo architetto della
Provincia
gesuitica di Sicilia. Tra i lavori di questo periodo vanno
annoverati il collegio di Caltanissetta, quello di Mineo e
per il noviziato dei gesuiti al monte Tirone a Messina. Un altro
noviziato che realizza nel periodo (1603) è quello di Palermo. In
effetti, Masuccio si specializza nei collegi, adottando soluzioni
planimetriche e decorative proprie, che diverranno di riferimento
per tutte le costruzioni dei gesuiti in tutta la Sicilia. La
Compagnia dei gesuiti definiva la tipologia a “modo nostro”.
Masuccio, partendo dal chiostro benedettino medioevale, pose alla
base della composizione un doppio cortile interno, le scale
all'incrocio degli edifici ed i corridoi posti all’esterno, con
camere e aule che affacciavano, prendendo luce, sui chiostri
interni. Lo stile era severo, dove spiccava particolarmente il solo
portone d’ingresso principale, lasciando sul prospetto essenziali
lesene e poche fasce marcapiano a sua decorazione. Il
progetto modello, da cui si diramano gli altri, è
quello del
collegio dei gesuiti di Messina, che progettò dopo il ritorno in
Sicilia. Sempre a Palermo, nel 1603, partecipa anche al
cantiere della
cosiddetta chiesa di Casa Professa,
la
chiesa della sede palermitana dei gesuiti. Chiamato a cantiere
aperto, Masuccio intervenne con grande personalità e decisione,
modificando il modello gesuita ad un'unica navata in una planimetria
a tre navate (eliminando i divisori con le cappelle laterali.
Aggiunse l'abside rotondo ed i transetti semicircolari. La
decorazione interna si arricchì di molti particolari, come le
pavimentazioni a marmi misti, che si ritrovano ovunque nelle
successive chiese barocche della Sicilia.
Nel 1611 ebbe
l’incarico della costruzione del Monte di Pietà di Messina
dall'Arciconfraternita degli Azzurri, la sua opera forse più
importante, e, dal Senato messinese, del cantiere del nuovo
acquedotto cittadino. Pochi anni dopo, nel 1616, a causa di
divergenze di idee e una furiosa lite con il Padre provinciale, fu
estromesso dall’ordine dei gesuiti. Divenne, a quel punto,
l’architetto del Senato messinese. Per pura casualità, il suo
Monte di Pietà resistette al catastrofico terremoto del 1908,
acquistando tutto il sapore di un passato e di una grandezza ormai
cancellate. Quasi tutte le sue opere scomparvero nei cataclismi,
lasciando solo quella completata dopo la morte (era costruito il
solo piano terreno), appunto, il Monte di Pietà di Messina.
L’architettura di Natale Masuccio è rilevante, ponendosi nel punto
di passaggio tra il manierismo ed il barocco in Sicilia. Tra le
altre sue opere
ricordiamo il Collegio e la chiesa dei Gesuiti di Trapani, il
cui incarico gli venne dato a costruzione iniziata, su progetto
attribuito da Marco Nobile a Tommaso Blandino. Lo stile
iniziale si rifaceva alle chiese tardo-cinquecentesche romane, ben
conosciute dal Masuccio. Il suo intervento, ispirato al manierismo
fiorentino, arricchì il gioco dei portali e dalle caratteristiche
finestre dalle mostre figurate. Inoltre gli sono attribuiti il
Complesso gesuitico
di Sciacca (1613-17) e quello di Noto (del 1611), ormai un
rudere nel centro abitato antico, abbandonato dopo il terremoto del
1693. E’ suo anche il
Noviziato dei Gesuiti a Palermo, dal destino segnato.
Infatti, dopo la cacciata dei Gesuiti dalla
Sicilia, nel 1767,
fu utilizzato come quartiere militare, per poi essere preso
d’assalto dai rivoltosi nelle sommosse del 1848. Di esso rimane la
sola chiesa, il cui prospetto fu rifatto nel Settecento.
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