A partire dal decennio che va dal 1460 al 1470, inizia l’avventura
rinascimentale siciliana, grazie alla presenza e all’opera di tre
grandi artisti, quali
Antonello da
Messina, Francesco Laurana e Domenico Gagini. L’inizio del
Quattrocento siciliano presenta forti influenze
franco-provenzali e pisano-senesi. Manifesto del periodo si può
considerare
l'affresco del Trionfo della Morte in stile tardo-gotico. Tra
gli artisti figurativi del periodo, che operarono in Sicilia, si
possono citare Gaspare da Pesaro ed il figlio Guglielmo Pesaro.
Lostile architettonico del periodo è il tardo-gotico, con forti
influenze normanne.
Le maggiori città isolane erano,
nel XV secolo, Palermo e Messina, che registravano un imponente
sviluppo demografico e commerciale. Al centro di esso vi erano i
porti, con la presenza di commercianti pisani, veneziani, lombardi e
genovesi. Alla nobiltà si affiancava una folta classe di mercanti e
funzionari. Erano presenti forti produzioni locali, come quella di
stoffe e preziose sete. La diffusa ricchezza si ripercuoteva in una
produzione edilizia di palazzi e cappelle gentilizie, di grande
valore artistico. Perciò, furono richiamati numerosi artisti dalla
penisola e grande influsso ebbe l'ambiente artistico
napoletano
(regnava allora Alfonso II). L’arte anche in Sicilia stava
cambiando.
Antonello da Messina
L’artista di maggiore spicco nell’ambito del Quattrocento siciliano
è, senz’altro, Antonello da Messina. Egli viaggiò molto, venendo a
contatto con la nuova e contemporanea arte rinascimentale. La sua
formazione artistica è il prodotto dei suoi viaggi a Napoli, Venezia
e le Fiandre. La caratteristica diffusione delle idee e innovazioni
del periodo, lo portò a specializzarsi soprattutto sui ritratti e
sulla figura umana, in genere. Dopo aver realizzato opere per
una committenza privata, nel 1476, fece ritorno in Sicilia, dove
aprì una rinomata bottega d’arte, con diversi allievi, che iniziò a
diffondere nell’isola il nuovo gusto e le nuove tecniche. La copiosa
produzione della bottega si diffuse sia in Sicilia che in Calabria,
anche se molte opere mancano di una precisa attribuzione tra gli
allievi. Il più talentuoso tra i suoi seguaci fu Salvo di Antonio,
che viaggiò in Italia, soggiornando soprattutto a Venezia e quindi,
fu molto caratterizzato dal rinascimento veneziano.Tra i suoi
numerosi seguaci vi furono parenti e apprendisti vari. Tra i primi,
annotiamo il
figlio Iacobello e i nipoti Antonio di Saliba, Pietro di Saliba e
Salvo d’Antonio. Tra gli altri allievi, vanno citati Alessandro
Padovano, Giovanni Maria Trevisano, Giovannello da Itala, Marco
Costanzo, Antonino Giuffré, Alfonso Franco, Francesco Pagano, tutti
legati alla scuola antonelliana. Nel Quattrocento palermitano si
distinse, invece, il pittore Riccardo Quartaro, di formazione
napoletana, che se non eccelse mai come artista, nella sua bottega
presero le mosse numerosi artisti “professionisti”, la cui opera
dilagò, soprattutto, nella Sicilia occidentale.
L’architettura
L’architetto più importante del
Quattrocento
isolano fu Matteo Carnilivari. Il suo linguaggio espressivo, però,
fu caratterizzato dallo stile classico rinascimentale, frammisto a
riferimenti gotici e aragonesi. Più che spronare al cambiamento, il
suo stile (molto ammirato),ritardò la diffusione delle nuove
tendenze. Tra le sue maggiori realizzazioni vi fu la Chiesa di Santa
Maria della Catena a Palermo. Alla fine del XV in Sicilia, secolo
solo poche, nel campo dell’architettura, furono le costruzioni
attraversate dal nuovo linguaggio. Tra esse: la cappella Ventimiglia
nella chiesa di San Francesco a Castelbuono.
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