Gabriele di Battista
Tra gli artisti che lavorarono in Sicilia nel Quattrocento, vi è
Gabriele di Battista, architetto e scultore lombardo, che iniziò ad
operare nell’Isola a partire dal 1472. Probabilmente lavorò, a
Napoli, al grande cantiere dell'Arco di Trionfo di Alfonso di
Aragona. A conclusione dei lavori, come era successo per Domenico
Gagini e Francesco Laurano, anche il di Battista scese in Sicilia.
Nell’importante città di Palermo anch’egli aprì una operosa
bottega d’arte, dove si muovevano parecchi lavoranti. Molto
ricercato dalla committenze del clero e della nobiltà, ben presto
conquistò una posizione di preminenza, tanto che il suo nome
figurava nello statuto, del 1487, dei Marmorari e Fabbricatori
della città, al terzo
posto, dopo Domenico Gagini e Pietro de Bonitate. Nel
1480 si spostò a Trapani dove realizzò la Cappella dei Marinai nella
Chiesa dell'Annunziata, tra le prime del rinascimento siciliano.
Oltre l’ipotesi di attribuzione allo scultore lombardo della seconda
cappella a destra della Chiesa di San Francesco a Palermo, di cui
mancano dati certi, altre opere rimangono incerte. Si suppone che
gli siano proprie: due statue in marmo, Maria ed Elisabetta
(del 1497), sulla Visitazione della Beata Vergine Maria, collocata
nella Chiesa di San Giovanni Battista ad Erice, e l’Arco con
storie di San Ranieri (del 1503-1505), restaurato nel 1998,
della Cappella dei Lombardi nella Basilica palermitana di San
Francesco. Quest’ultimo lavoro sarebbe stato eseguito da Gabriele di
Battista, con l’aiuto di Domenico Pellegrino e Jacopo De Benedetto.
Egli realizzò, come sua ultima opera la Cappella
Ajutamicristo posta nella Chiesa di San Domenico del capoluogo
siciliano.
Anche Gabriele di Battista creò una piccola
dinastia di artisti, come successe ai Gagini. Il figlio Pietro
divenne assistente di Antonello Gagini nelle grandiosa opera alla
Cattedrale di Palermo, mentre il secondo, Paolo, collaborò con lui
nella commessa, per la famiglia Notarbartolo, realizzata a Polizzi
Generosa. Seguirono i nipoti Luigi e Pietro, anch’essi scultori.
Andrea Calamech
Calamech, architetto e scultore, operò nella prima parte della sua
vita in Toscana. Allievo di Bartolomeo Ammannati, importante
scultore che si rifaceva nello stile a Michelangelo, collaborò nella
realizzazione della fontana del Nettuno di
Firenze (realizzata tra il 1563 e il 1577). La seconda parte
della sua vita si
apre nel
1563. Chiamato
a Messina, si
trasferisce in Sicilia, dove, inizialmente, sovrintende come
capomastro ai lavori del duomo cittadino. Dopo un breve
ritorno a Firenze
(ed a Carrara), dove partecipa ai lavori per la cerimonia funebre di
Michelangelo, riceve, nel 1567, l'incarico definitivo di
protomastro e sculture della città di Messina. Iniziano, così, venti
anni operosi, sia come scultore, sia come architetto e urbanista.
Al di là della particolare attenzione rivolta al duomo, dove
progettò e realizzò parecchie opere (rimangono di queste i disegni
progettuali), diffuse nella città sculture e diverse fontane. Di
questo intenso lavoro rimane la
statua bronzea a
Don Giovanni d'Austria, il vincitore della fondamentale battaglia di
Lepanto, realizzata nel 1572, e lastatua di San Michele
Arcangelo (del
1572),
attualmente collocata nel Castello-Santuario
di Santa Lucia del Mela. Sempre per la piccola cittadina del
messinese realizzò la Fonte
Battesimale (del
1567), che si trova nella Chiesa del Sacro Cuore. Tutto il
resto è andato perduto nel terremoto di Messina del 1908.
Nella città dello Stretto, Calamech fonda una significativa scuola
d’arte, dove opereranno diversi allievi, compresa la “sua” dinastia.
Con lui, infatti, si formano il figlio
Francesco, il
nipote Lorenzo Calamech ed il genero Rinaldo Bonanno.
Giacomo Del Duca
Architetto di nascita siciliana (nacque a Cefalù) era anche detto
"Jacopo Siciliano" o "Jacopo Del Duca". La sua formazione artistica
avvenne a Roma, dove eseguì diversi lavori, in funzione di
assistente di Michelangelo, ed altre realizzazioni, come, ad
esempio, in Porta
Pia (del 1562).
Tra il 1570 ed il 1575, Del Duca eseguì
diversi interventi a Roma, quali: la Tomba Savelli in S. Giovanni in
Laterano, la Porta S. Giovanni, il completamento
della chiesa di Maria di Loreto al Foro Traiano (di Antonio
da Sangallo il Giovane), il chiostro della Casa dei Crociferi, la
chiesa di Santa Maria in Trivio. Sono suoi anche Il Giardino
Grande di
Caprarola, il Palazzo Cornaro Pamphilj (che verrà denominato “della
Stamperia Camerale”), e il Palazzetto Mattei che si trova
all'interno del giardino di Villa Mattei. Di questa grande
stagione cercò di mantenerne lo stile, ma gli fu più di limite che
di forza.
Nel 1588, fece ritorno in Sicilia. L’anno dopo,
succedendo al Calamech, fu nominato architetto
della città di
Messina. Tra le sue opere maggiori, la Tribuna di San
Giovanni di Malta. Anche se per
questa Camillo
Camilliani aveva redatto già un progetto (nel 1591), i
critici sono portati ad attribuire l’opera a Giacomo Del Duca
(intervenuto nel 1592), per i particolari e l’impostazione
stilistica (è presente un ordine gigante michelangiolesco). Eseguì
anche la Porta
della Loggia (del 1589), che era un arco trionfale, e la Loggia dei
mercanti. Anche delle sue opere, i terremoti che seguirono fecero
piazza pulita.
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