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Il Rinascimento in Sicilia

Il Rinascimento in Sicilia?
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IL RINASCIMENTO IN SICILIA

        Anche se della stagione
    rinascimentale in Sicilia oggi ne
    rimane poco, sia per i terremoti che
    per l’eccessivo sminuzzamento,
    ciò che abbiamo “grida” la bellezza
    stilistica e culturale di questo grande
    periodo storico siciliano, molto
    spesso sottovalutato.

   

    Altri artisti rinascimentali

   
     
     

 

 

Il monumento a Giovanni d'Austria a Messina di Andrea Calamech (1572)

sailko 
Foto da Wikimedia Commons

 






 

Gabriele di Battista
Tra gli artisti che lavorarono in Sicilia nel Quattrocento, vi è Gabriele di Battista, architetto e scultore lombardo, che iniziò ad operare nell’Isola a partire dal 1472. Probabilmente lavorò, a Napoli, al grande cantiere dell'Arco di Trionfo di Alfonso di Aragona. A conclusione dei lavori, come era successo per Domenico Gagini e Francesco Laurano, anche il di Battista scese in Sicilia.
Nell’importante città di Palermo anch’egli aprì una operosa bottega d’arte, dove si muovevano parecchi lavoranti. Molto ricercato dalla committenze del clero e della nobiltà, ben presto conquistò una posizione di preminenza, tanto che il suo nome figurava nello statuto, del 1487, dei Marmorari e Fabbricatori della città, al terzo posto, dopo Domenico Gagini e Pietro de Bonitate.
Nel 1480 si spostò a Trapani dove realizzò la Cappella dei Marinai nella Chiesa dell'Annunziata, tra le prime del rinascimento siciliano.
Oltre l’ipotesi di attribuzione allo scultore lombardo della seconda cappella a destra della Chiesa di San Francesco a Palermo, di cui mancano dati certi, altre opere rimangono incerte. Si suppone che gli siano proprie: due statue in marmo, Maria ed Elisabetta (del 1497), sulla Visitazione della Beata Vergine Maria, collocata nella Chiesa di San Giovanni Battista ad Erice, e l’Arco con storie di San Ranieri (del 1503-1505), restaurato nel 1998, della Cappella dei Lombardi nella Basilica palermitana di San Francesco. Quest’ultimo lavoro sarebbe stato eseguito da Gabriele di Battista, con l’aiuto di Domenico Pellegrino e Jacopo De Benedetto.

Egli realizzò, come sua ultima opera la Cappella Ajutamicristo posta nella Chiesa di San Domenico del capoluogo siciliano.

Anche Gabriele di Battista creò una piccola dinastia di artisti, come successe ai Gagini. Il figlio Pietro divenne assistente di Antonello Gagini nelle grandiosa opera alla Cattedrale di Palermo, mentre il secondo, Paolo, collaborò con lui nella commessa, per la famiglia Notarbartolo, realizzata a Polizzi Generosa. Seguirono i nipoti Luigi e Pietro, anch’essi scultori.

Andrea Calamech
Calamech, architetto e scultore, operò nella prima parte della sua vita in Toscana. Allievo di Bartolomeo Ammannati, importante scultore che si rifaceva nello stile a Michelangelo, collaborò nella realizzazione della fontana del Nettuno di Firenze (realizzata tra il 1563 e il 1577).
La seconda parte della sua vita si apre n
el 1563. Chiamato a Messina, si trasferisce in Sicilia, dove, inizialmente, sovrintende come capomastro ai lavori del duomo cittadino. Dopo un breve ritorno a Firenze (ed a Carrara), dove partecipa ai lavori per la cerimonia funebre di Michelangelo, riceve, nel 1567, l'incarico definitivo di protomastro e sculture della città di Messina. Iniziano, così, venti anni operosi, sia come scultore, sia come architetto e urbanista.
Al di là della particolare attenzione rivolta al duomo, dove progettò e realizzò parecchie opere (rimangono di queste i disegni progettuali), diffuse nella città sculture e diverse fontane. Di questo intenso lavoro rimane la statua bronzea a Don Giovanni d'Austria, il vincitore della fondamentale battaglia di Lepanto, realizzata nel 1572, e lastatua di San Michele Arcangelo (del
1572), attualmente collocata nel Castello-Santuario di Santa Lucia del Mela. Sempre per la piccola cittadina del messinese realizzò la Fonte Battesimale (del 1567), che si trova nella Chiesa del Sacro Cuore. Tutto il resto è andato perduto nel terremoto di Messina del 1908.

Nella città dello Stretto, Calamech fonda una significativa scuola d’arte, dove opereranno diversi allievi, compresa la “sua” dinastia. Con lui, infatti, si formano il figlio Francesco, il nipote Lorenzo Calamech ed il genero Rinaldo Bonanno.

Giacomo Del Duca
Architetto di nascita siciliana (nacque a Cefalù) era anche detto "Jacopo Siciliano" o "Jacopo Del Duca". La sua formazione artistica avvenne a Roma, dove eseguì diversi lavori, in funzione di assistente di Michelangelo, ed altre realizzazioni, come, ad esempio, in Porta Pia (del 1562).

Tra il 1570 ed il 1575, Del Duca eseguì diversi interventi a Roma, quali: la Tomba Savelli in S. Giovanni in Laterano, la Porta S. Giovanni, il completamento  della chiesa di Maria di Loreto al Foro Traiano (di Antonio da Sangallo il Giovane), il chiostro della Casa dei Crociferi, la chiesa di Santa Maria in Trivio. Sono suoi anche
Il Giardino Grande di Caprarola, il Palazzo Cornaro Pamphilj (che verrà denominato “della Stamperia Camerale”), e il Palazzetto Mattei che si trova all'interno del giardino di Villa Mattei.
Di questa grande stagione cercò di mantenerne lo stile, ma gli fu più di limite che di forza.

Nel 1588, fece ritorno in Sicilia. L’anno dopo,
succedendo al Calamech, fu nominato architetto della città di Messina. Tra le sue opere maggiori, la Tribuna di San Giovanni di Malta. Anche se per questa Camillo Camilliani aveva redatto già un progetto (nel 1591), i critici sono portati ad attribuire l’opera a Giacomo Del Duca (intervenuto nel 1592), per i particolari e l’impostazione stilistica (è presente un ordine gigante michelangiolesco). Eseguì anche la Porta della Loggia (del 1589), che era un arco trionfale, e la Loggia dei mercanti. Anche delle sue opere, i terremoti che seguirono fecero piazza pulita.

 
 

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