Nel settore della scultura del primo rinascimento in Sicilia fu
attivo, invece,
Francesco Laurana, che aprì un laboratorio artistico a Palermo, nel
1466. A lui si rifecero scultori siciliani come Domenico Pellegrino,
Pietro de Bonitate e Iacopo de Benedetto. L’evidente prova della
loro capacità si trova non in Sicilia, ma ad Assisi. Nella chiesa di
San Francesco si trova la cappella Mastrantonio, realizzata
proprio da Francesco Laurana e Pietro da Bonitate (già
citato). Entrambi
avevano già collaborato
nella realizzazione dell'Arco trionfale del Castel Nuovo a Napoli.
Sempre nella chiesa di San Francesco d'Assisi si può
ammirare la tomba di Antonello Speciale, attribuita da alcuni
al Laurana, da altri a Domenico Gagini, altro grande maestro, che,
come vedremo, successivamente, nella sua carriera si trasferì in
Sicilia. Nel 1463, infatti, il Gagini, che aveva lavorato anch’esso
a Napoli (alcuni sostengono che sia stato allievo addirittura del
Brunelleschi), si trasferì a Palermo, dando vita ad una bottega, da
cui originò una rinomata famiglia di scultori e pittori. La
“famiglia” fu importantissima per la diffusione del gusto
rinascimentale nell'isola.
Oltre a personalità come il Gagini
o il Laurana, si insediarono in Sicilia, maestri marmorari lombardi
e toscani (da Carrara), che operarono nelle diffuse realizzazioni di
altari, portali, finestre e colonne, fondendo la scultura
architettonica rinascimentale co lo stile tardogotico, che permaneva
in Sicilia. Grazie a loro, si aprirono numerose botteghe d’arte,
soprattutto a Palermo e Messina. Tra i marmorari lombardi si
pose in evidenza
Gabriele di Battista.
A Messina
Nella città dello Stretto, con le ricchezze provenienti dall’avviatissimo
porto commerciale, architetture e sculture ad esse collegate, si
aprirono numerose botteghe artigiane. Tra gli scultori che
lavorarono a Messina, citiamo: Giorgio da Milano, Andrea Mancino,
Bernardino Nobile e il toscano Giovan Battista Mazzolo. Tta gli
scultori locali vi fu il messinese Antonio Freri, mentre, dal
1498 al 1507, lavorò a Messina anche Antonello Gagini, figlio di
Domenico. Pur nella permanenza dei riferimenti medievali, l’opera
dei marmorari lombardi e toscani portò l’aria nuova del classicismo
rinascimentale. Il grande lavoro sviluppato nel corso del XV secolo,
è stato in gran parte cancellato dai terremoti che si susseguirono.
Alcune vestigia del periodo, però, sono
rimaste all’ammirazione del pubblico, vero tesoro dell’arte
cinquecentesca nell’area.
Tra le rarità ancora presenti nella zona: i portali cinquecenteschi
della chiesa madre di Santa Lucia del Mela (risalenti alla fine del
XV secolo), che viene attribuito a Gabriele di Battista, ed il
portale laterale presente nella chiesa madre di Mistretta, (del
1494), attribuito a Giorgio da Milano.
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