Nell’immaginario collettivo l’archeologia ritrova
oggetti rari e preziosi di grande valore e bellezza, quasi il
ritrovamento di un tesoro casualmente recuperato. In realtà, questa
concezione è ormai superata da tempo. Si mantiene forse ancora sotto
forma di antiquariato. Oggi l’archeologia non scopre oggetti
preziosi, ma la storia stessa del nostro passato. Essa serve a farci
conoscere e capire le civiltà che ci hanno preceduto. Per cui le
scoperte hanno valore, non come oggetto artistico, ma storico,
quindi indipendente dal valore economico. Perciò, anche semplici
oggetti d’uso comune possono essere importanti, se ci parlano del
passato. Oggi l’archeologia riporta alla luce la storia dell’uomo.
Attualmente, l’archeologia è una scienza del tutto autonoma, con
proprie tecniche e metodi per la ricerca e la datazione.
La
storia dell’archeologia è il frutto di una mentalità formatasi
lentamente e, se vogliamo, anche abbastanza di recente. Le civiltà
classiche non ricercavano monumenti e quando si diffusero le
religioni cristiane e musulmane i resti precedenti, venendo
considerati opera di pagani, volentieri si abbattevano o si
trasformavano ad altro uso. La storia del Colosseo, ad esempio, ci
dimostra quale suo uso si facesse nel medioevo, cioè quello di una
cava di pietra a portata di mano.
Quando nel Quattrocento
con l’umanesimo si diffuse lo studio del passato si iniziò ad
entrare in un’ottica più simile alla nostra. Storica è rimasta la
pubblicazione, da parte di Flavio Biondo, di una guida delle
antichità presenti a Roma. Tuttavia, questo “passato” comprendeva
soprattutto solo i testi scritti, non architettonici. Tra gli
umanisti, però, ve ne fu uno del tutto particolare. Tale Ciriaco
Pizzecolli (detto anche Ciriaco d'Ancona), pur condividendo con gli
altri umanisti l’amore per il passato, si distinse per le sue
descrizioni dell’architettura greca e romana. Viaggiò moltissimo,
riportando dai suoi viaggi concreti schizzi, come, ad esempio,
dell’Acropoli di Atene, che fece conoscere agli stessi
contemporanei. Trattò anche di piramidi e geroglifici egiziani. Per
questo motivo fu appellato
pater antiquitatis, cioè
“padre delle antichità”. E’ ritenuto, perciò, unanimemente, il padre
dell’archeologia stessa.
Sulle costruzioni
classiche, però, si continuava a costruire, sotterrando le
preesistenze. Interi quartieri furono edificati, nel Cinque e
Seicento, su aree prima occupate da monumenti latini. E’ il caso di
pazza Navona, voluta da
papa Innocenzo X e
costruita sullo Stadio di Domiziano, opera dell’85.
Se nel Rinascimento non si ha una vera e propria
nascita dell’archeologia, nascono altresì le prime collezioni di
oggetti artistici. E’ il caso dei Musei Vaticani, che presero
l’avvio dal ritrovamento del gruppo del Laocoonte. In questo periodo
nacquero i primi cataloghi illustrati di pezzi e monumenti antichi.
Ebbe origine, se vogliamo, il primo concetto di antiquariato. I
ritrovamenti rimasero, però, nel Cinquecento del tutto casuali,
senza, cioè, la volontà della loro ricerca. Ciononostante, il
recupero fortuito di oggetti preistorici, diede origine ad una
piccola moda della preistoria. E’ in
questo periodo che
Nicolas Mahudel formulò la suddivisione tra età della pietra, del
bronzo e del ferro. Tra le illustrazioni di oggetti classici,
perciò, apparvero anche le riproduzioni di architetture megalitiche.
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