E’ a metà del XVIII secolo che si
ebbe la prima svolta. Ad originarla furono i rinvenimenti di Pompei
ed Ercolano. Il grande serbatoio storico e artistico influenzò
grandemente Johann Joachim Winckelmann, che con il libro
Storia delle arti del
disegno presso gli antichi,
pubblicato
nel 1764, superando
l’antiquariato, portò
all’attenzione degli studiosi le realizzazioni classiche architettoniche
e lo studio del contesto delle opere d’arte. Da qui originò la moda
neoclassica, tutta basata sulle realizzazioni greche e romane, in
quanto “modello” di bellezza. Si trattava, però, solo di storia
dell’arte antica, limitata al solo mondo classico e lontana da tutte
le altre civiltà. Alla moda del neoclassico, comunque,
nell’Ottocento, seguirono, soprattutto in architettura, quelle del
neogotico, neoegizio, neoromanico, ed altre, per concludersi tutte
nel grande calderone dell’ecclettismo. Le prime ricerche
archeologiche, limitate a specifici siti, diedero origine alle
accademie. Furono create, per gli scavi di Ercolano,
l'Accademia Ercolanense, e poi l'Accademia Etrusca di
Cortona e la Pontificia Accademia Romana di Archeologia. La
costituzione della Pontificia accademia romana di archeologia, nel
1816, voluta da papa Pio VII,
ufficializzò il termine "archeologia", specificatamente
allo studio dei monumenti, al di là dello studio dei documenti
scritti.
Parallelamente, nel 1807, grazie al suo grande interesse per la
preistoria, di Christian Thomsen, per riordinare i resti conservati
nel museo nazionale danese, utilizzò la classificazione precedente
di Nicolas Mahudel (età della pietra, del bronzo e del ferro),
consacrando tra gli studiosi tale suddivisione. Tra l’altro, negli
anni Trenta e Quaranta del XIX secolo, diversi archeologi,
datarono ritrovamenti umani preistorici incrociando con essi, la
datazione di ossa di animali estinti, ritrovate nello stesso livello
dello scavo.
Alla scoperta del resto del mondo, agli inizi dell’Ottocento,
prendono l’avvio tutta una serie di spedizioni archeologiche. Con la
traduzione dei geroglifici da parte di Jean-François Champollion, e
dei caratteri cuneiformi grazie a Georg Friedrich Grotefend, il
mondo antico perse il suo mistero, rientrando nella storia. Vennero
organizzate diverse spedizioni, sia in Egitto che in Mesopotamia,
con grande successo. Molti dei reperti ritrovati presero la via per
i grandi musei europei. Tuttavia, non si trattava di veri e
propri scavi, ma di semplici sterri superficiali.
Partito
dall’Iliade, Heinrich Schliemann, nel 1873, con una spedizione
archeologica, addirittura, riportò alla luce i resti storici di
Troia. Non fu, in questo caso, solo frutto di fortuna. Ad aiutare
l’archeologo tedesco fu la nuova tecnologia stratigrafica. Nata in
funzione di ricerche geologiche e di siti preistorici, la
stratigrafia fu essenziale per Schliemann. Sul sito turco di
Hissarlik , infatti, furono individuati ben nove strati storicamente
sovrapposti. Uno di questi, datato in periodo ellenistico, fu
attribuito alla città di Omero. Successivamente, nel 1900, Arthur
Evans operò sul sito miceneo di Cnosso, risalente all'età del bronzo a
Creta.
Alla fine dell’Ottocento , in Italia, studiosi e
archeologi, come il paletnologo Luigi Pigorini, e gli archeologi
Giuseppe Fiorelli e Amedeo Maiuri, che operavano a Pompei, a causa
del grande numero di ritrovamenti, adottarono protocolli sistematici
oer la classificazione delle opere d’arte in funzione del luogo di
ritrovamento. L’interesse, invece, per le proprie origini, in
Scandinavia e Gran Bretagna, portò alla realizzazione dei primi veri
scavi archeologici. Non solo per le antichità preistoriche, ma,
soprattutto per il periodo medievale. Accurate ricerche riportarono
alla luce, piccoli insediamenti preistorici e necropoli ad essi
collegate. In tale senso lavorò proprio il generale Augustus Pitt
Rivers, sempre alla fine del XIX secolo.
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