Anche
Enna, essendo ricca di scavi archeologici, ha il suo museo. E’ il
Museo archeologico regionale di Enna, che, in effetti si trova
nella vicina cittadina di Licata.
E’
stato istituito abbastanza di recente: una ventina di
anni. Dal 1979, infatti, la Sovrintendenza ai beni culturali
e ambientali della città ha iniziato diverse campagne di scavi
proprio in questa provincia. Tra i molti, citiamo quelli di Cozzo
Matrice (a Pergusa), la Necropoli Realmense (a Calascibetta) e a
Capodarso, Cerami e Pietraperzia. Il museo di Licata è stato
creato appositamente per esporre parte dei numerosi reperti in
queste ricerche recuperati. La collocazione del museo è al centro
dell’abitato, sulla piazza dove si apre anche il duomo. Su di essa
si affaccia lo storico palazzo Varisano in tutta la sua bellezza
barocca. E’ questo a contenere il museo.
La montagna di
Licata e le colline limitrofe, anch’esse prossime al fiume Imera,
presentarono insediamenti umani già in epoca preistorica. Il piccolo
centro, di datazione greco-arcaica, si espanse in epoca ellenistica
sui colli di Monserrato
e monte Sole. Questo fino a
quando Finzia, allora tiranno di Agrigento, nel 280 a.C. distrutta
la polis di Gela, vi trasferì i suoi abitanti, creando la nuova
piccola polis di Phintias.
Nel Museo,
quindi, trovano collocazione principalmente i reperti dei primi
insediamenti umani e
successivi di età greca, trovati nella zona di Licata e della bassa
valle dell’Imera.
Il
Museo archeologico regionale di Enna, nasce per interessamento
della Soprintendenza di Agrigento, del Comune di Licata e
dell’Associazione archeologica, sempre di Licata. In effetti,
originariamente il museo era un semplice antiquarium collegato con
la Biblioteca Comunale licatese.
Distaccatosene
nel 1971, si trasformò nel locale Museo Civico. Solo nel 1995, il
museo fu trasferito nell’attuale sede di palazzo Varisano a Licata.
Il palazzo risale al Cinquecento. Originariamente era il
convento cistercense di Santa Maria del Soccorso. Nel Seicento fu
costruito il suo chiostro e, il secolo successivo, fu ampliato con
una nuova ala del palazzo, che dava su piazza Sant'Angelo. Smise la
sua funzione di convento con la soppressione degli ordini religiosi,
nell’Ottocento. Divenuto proprietà statale fu utilizzato come scuola
pubblica.
Il museo archeologico si suddivide in cinque sale.
Attrezzato con vetrine e scaffali, esso presenta supporti didattici,
per l’orientamento topografico e cronologico del materiale in
mostra. Oltre alle collezioni preistorica e d’arte classica, esso
espone una collezione di arte medievale e oggetti artistici
provenienti dal convento originario della stessa Badia, venuti alla
luce in lavori di ristrutturazione e restauro, condotti negli anni
1988-89. Oltre questi ultimi, il museo possiede reperti arrivati da
vari conventi aboliti nel XIX secolo..
Le sale del museo si
organizzano a secondo il luogo di scavo e provenienza: il materiale
della prima sala viene dalla Montagna di Licata (dalla preistoria al
I secolo a.C.); la seconda da contrada Casalicchio, che va dall’età
del bronzo a quella bizantina (dalla fine del III millennio a.C. ai
bizantini del VI secolo d.C.); la terza dalla
contrada Marcato d’Agnone e da Portella di Corso (VI-III secolo
a.C.); la quarta da Canticaglione e da Montepetrulla (da fine III
agli inizi del II millennio a.C.); la quinta da contrada Madre
Chiesa (di metà del II millennio a.C.); la sesta da località
Muculufa (di fine III
millennio a.C.). Nel piano interrato del museo hanno specifica
collocazione i reperti trovati dai subacquei nelle acque di Licata.
Nel chiostro, inoltre, sono distribuiti vari oggetti marmorei, tra
cui statue del XIV-XV secolo ed una madonna del Gagini (datata 1470,
prima ospitata nella chiesa della Madonna del Soccorso).
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