Nel complesso
monumentale dell'Olivella di Palermo è situato il museo
archeologico cittadino, già dedicato al famoso archeologo Antonino
Salinas, che operò in Sicilia nell’Ottocento (era anche un
importante numismatico). La sede del museo era, in passato,
utilizzata come Casa dei Padri facenti parte della Congregazione di
San Filippo Neri.
Nel complesso architettonico dell'Olivella,
oltre al museo, sono posizionati anche la chiesa di San Ignazio e il
vicino Oratorio di San Filippo Neri. Il complesso religioso fu
progettato dall'architetto Antonio Muttone, nel XVI secolo, ma fu
portato a termine solo nel XVII secolo.
Con la legge del 1866, che sopprimeva gli ordini religiosi, l’intero complesso
divenne proprietà statale. La Casa dei Padri della Congregazione di
San Filippo Neri, fu destinata al museo nazionale di Palermo. La
struttura non essendo nata per ospitarlo, da allora ha sempre
denunciato la sua non congenialità a museo. Nel corso dei decenni
essa, quindi, è stata più volte ampliata, modificata e
ristrutturata. L’ultimo intervento è del 2009. L’edificio religioso
originale, in pratica non esiste più.
Durante la seconda
guerra mondiale, il direttore, Jole Bovio Marconi, per preservare i
reperti del museo dai bombardamenti alleati, spostò la maggior parte
del materiale nel convento di San Martino delle Scale. In effetti,
l’edificio fu pesantemente danneggiato dalle bombe. Terminata la
guerra, fu realizzato un progetto di recupero della sede, realizzato
dall'architetto Guglielmo De Angelis D'Ossat. Al termine di esso, le
opere d’arte tornarono al loro posto.
Il Museo Archeologico
Regionale "Antonio Salinas" di Palermo è uno dei più
significativi musei archeologici d’Italia. Le sue sale espositive
ospitano reperti dall’epoca punica a quella romana. In particolare,
all’ingresso del museo sono esposti ritrovamenti di archeologia
subacquea. Dai relitti affondati con il loro carico, si sono salvati
esempi di ancore di pietra, lucerne, anfore,
ceppi di piombo ed iscrizioni varie. Essendo l’antica
Palermo (Panormo) una città fondata e diretta dai cartaginesi (in
genere, tutta l’area occidentale della Sicilia), moltissimo è il
materiale d’origine punica. Per questo motivo, il museo presenta
un’ampia sezione fenicio-punica. Di questa fanno parte due sarcofagi
antropomorfi datati del V secolo a.C., trovati nella necropoli di
Pizzo Cannita a Misilmeri. Vi sono esposte rare statuette di
divinità fenicie e stele votive, rinvenute a Mozia e Lilibeo.
Inoltre, vi sono dei vasi in vetro ed una serie di preziose edicole
dipinte, d’origine sempre punica. In una zona del museo, in
particolare, sono concentrati reperti provenienti dalla polis di
Selinunte. Sono particolari scultorei estrapolati dai templi (C ed
E) e dal santuario di Zeus Meilichios. Tra questi, un frontone con
Gorgone, metope mitologiche, sculture e la Tavola Selinuntina,
inneggiante alla
grandezza della città. Un altra specifica zona è
dedicata ad Himera. Tra i pezzi più
rilevanti, la sima
laterale ricomposta dell'Athenaion, dedicato alla dea Atena. Dal tempio provengono i gocciolatoi a forma di testa
leonina. Completano questa parte espositiva manufatti e sculture
ritrovate negli scavi effettuati a Solunto, Agrigento, Megara
Hyblaea, Tindari e Camarina.
Non mancano,
naturalmente, resti della cultura romana in Sicilia. Oltre a
bellissimi mosaici ricomposti, provenienti dalle ville romane
di Piazza Vittoria a Palermo, diverse statue. Tra queste si
segnalano delle copie romane molto belle
da originali greci, quali l'Eracle che abbatte la cerva
(originale di Lisippo),
ed una statua marmorea del Satiro versante (originale
di Prassitele).
Un accenno particolare merita l’Ariete di
bronzo, ritrovato
a Siracusa, datato
al III secolo a.C..
Le
collezioni
Nel museo
archeologico di Palermo sono esposte diverse collezioni di pezzi
storici: La collezione di Giuseppe Emanuele Ventimiglia,
principe di Belmonte, che, nel
1814, la donò in eredità
all'Università di Palermo. La collezione più ingente, fulcro del
museo, è quella di Antonio Salinas, e per questo il museo è stato a
lui intitolato. In tutto sono 6641 pezzi, per lo più monete (circa
6.000) La collezione, però, si completa con libri, manoscritti,
stampe, fotografie, ma anche oggetti a lui appartenuti. Il lascito
avvenne nel 1914. Al di fuori della tematica del museo, ma non
per questo di minore pregio, è la collezione Pietro Bonci Casuccini.
E’ una collezione d’arte etrusca. Il proprietario la costituì con
reperti provenienti dagli scavi di Chiusi. Essa comprende: corredi
funebri completi, sarcofagi, statue-cinerarie, urne, cippi, bronzi e
ceramiche attiche dalle figure colorate di rosso e nero. Quella
del museo di Palermo è la puù importante collezione etrusca (oltre
diecimila reperti),fuori della Toscama. Quando, infatti, i nipoti di
Bonci la misero sul mercato, era il 1863, la collezione venne
acquisita dal nascente Stato italiano. Era allora Ministro della
Pubblica Istruzione il siciliano Michele Amari. Essa fu ceduta al
museo archeologico di Palermo, che possedeva allora spazi espositivi
congrui alla mole della collezione stessa.
|