La pasticceria, che fa parte più
in generale della gastronomia, è un'arte propria della tradizione
culinaria d’Europa, anche se si è basata per secoli sull’importazione
degli ingredienti specifici. Essa si è diffusa con la cultura europea,
raggiungendo, ad esempio, le Americhe. Essa ha un’origine
antichissima, essendosi basata ai primordi sul succo zuccherino
derivato dalla frutta, dal mosto e
soprattutto dal miele. Gli ingredienti venivano aggiunti agli alimenti,
dandone una variante dolce. Intorno all'anno 900 d.C., al miele si
affianca lo zucchero di canna, importato come una delle tante spezie,
che allora provenivano dai territori arabi. Con la scoperta delle
Americhe, nel Cinquecento, lo zucchero da spezia diviene ingrediente,
essendo molto più diffuso. E’ infatti, con la barbabietola da zucchero,
facilmente coltivabile (a costi notevolmente minori), che l’Europa si
affranca dalle importazioni, e sviluppando tutto il settore dolciario.
Nel mondo antico
Il moderno concetto di dolce non trova luogo in quella che era la cucina
in epoca antica, in quanto allora si preferivano pietanze agrodolci,
affumicate o agre. Esistono dei piccoli cenni che ci parlano di cibidove
il miele è tra gli ingredienti principali. Cicerone, ad esempio, scrive
di aver mangiato in Sicilia: “un rotolo di pastella di farina, molto dolce, preparato con latte buono
da mangiare,” La ricetta è simile all’odierno cannolo siciliano.
Sempre nell’antichità la frutta era cotta e ridotta a salsa od in
omelette con il miele (un po’ come si fa oggigiorno nel mondo
anglosassone) Esistevano
impasti di frutta secca e miele caramellato, datteri ripieni di noci o
mandorle, marmellate e biscotti. Nelle bevande oltre all’idromele,
nei territori del nord Europa veniva prodotto e bevuto il vino di
frutta, l’antenato dell’odierno sidro.
Nel
periodo dell’alto Medievo In periodo medievale il cibo dolce non era
diffusissimo. Soprattutto esso era portato in tavola all’inizio dei
banchetti e non come oggi alla fine. Questo in quanto si pensava che il
dolce preparasse favorevolmente sia lo stomaco che lo spirito al pranzo
che seguiva e verso i convitati. Molti piatti nel medioevo erano
derivati da quelli dell’antichità, ma, soprattutto, il cibo veniva visto
anche in funzione simbolica, religiosa e mitologica. Il pane e il vino
erano, naturalmente, legati alla passione di Cristo, come, ad esempio la
frutta cotta sotto la brace, secondo antichi riti, stava a simboleggiare
il risveglio, dopo il lungo inverno, del sole primaverile. Il pane, in
particolare, aveva una posizione rilevante, a differenza del mondo
antico, scarsamente considerato. Veniva aromatizzato con spezie o
arricchito di miele, frutta secca, come uvetta o noci.
Nascono in questo periodo
il Panpepato, il Buccellato e il Pandiramerino, Non mancava mai d’essere
presente nel pasto, e, potendo durare a lungo, era il cibo dei
pellegrini e dei viandanti. Tuttavia, non si deve pensare, però, che
il pane fosse l’alimento dei poveri. Esso, arricchito con elementi
dolci, non sempre comuni, era apprezzato nelle corti anche del nord
Europa, dove i dolci erano stati importati dai Crociati di ritorno da
Gerusalemme. Ma, anche, la dominazione araba della Sicilia, portò,
risalendo la penisola italiana, alla scoperta della contemporanea
pasticceria orientale. In particolare le nuove coltivazioni introdotte,
come le arance, olo zucchero di canna, portarono alla confezione in
Sicilia di nuove varianti e sapori, che rimarranno alla base della
pasticceria isolana.
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