Nel
periodo del basso Medievo
Il lento ma progressivo “risveglio” culturale europeo, portò la
cucina anon essere più considerata “un peccato di gola”, e in
particolare, come ovvio, la pasticceria. Questa si afferma e
acquista valenze oggi attuali. Nasce, se vogliamo, un “cultura”
gastronomica. Tra il XIV e il XV secolo vengono redatti dei
ricettari, che, anche se rudimentali, faranno parte della nuova
cultura del vivere che si diffonderà nelle Corti europee. Tra i
primi testi troviamo, ad esempio,
il
Libro della Cocina,
che contiene una sessantina di ricette, da un anomino di Firenze.Il
testo, scritto da un anonimo fiorentino, rappresenta la nuova
veicolazione di informazioni che si affermerà con la diffusione del
volgare e, in genere, di una lingua comune. Tra le innovazioni: i
canditi, le crostate, i dolci al cucchiaio, i dolci fritti e i
panedolci lievitati. Questi ultimi rappresentano nel quadro
generale, una innovazione di non poco conto, in quanto non esiste,
ancora, il nostro concetto di sofficità (come ad esempio il Pan di
Spagna) o delle preparazioni deperibili. I dolci sono ancora
considerati dei beni di lusso e vengono scambiati tra i signori come
preziosi doni. Tra i
nuovi sapori che si diffusero, dovuti agli intensi scambi
commerciali con il vicino oriente,
troviamo: lo
zucchero di
canna, la cannella, la noce moscata, lo zenzero, il sesamo, il
chiodo di garofano e un nuovo alimento come il riso.
Nel Quattrocento e
Cinquecento
Il
De Arte Coquinaria,
libro datato intorno al 1465 circa, fu scritto da un certo Mastro Martino, che si ritiene essere un
cuoco istruito e capace del tempo. In esso sono da annotare due
novità: la prima è che la distinzione tra il dolce ed il salato si
fa più marcata, fino ad allora un po’ confusa nel gusto predominante
del medioevo. La seconda, se vogliamo, è la grande fortuna e
notorietà che ebbe la sua pubblicazione, forse dovute all’uso della
narrazione in lingua volgare, che ne aumentò la leggibilità e
diffusione. Il cuoco ricevette grande plauso da notabili e
aristocratici. In esso appaiono cibi e dolci fritti, quali le
krapfen, le frittelle dolci
e i bignè di
carnevale. In esso si trovano anche le Offelle de lo Palio,
ravioli dolci, fritti in abbondante olio, che erano ripieni di
frutta secca tritata finemente (come noci, nocciole e mandorle) e
legata insieme con miele e abbondanti spezie. E’ legata a questo
periodo storico, lo sviluppo del metodo della canditura della
frutta. Oltre che canditi di agrumi, si hanno quelli di melone,
albicocche e pesche. Anche i semi e la frutta secca vengono se non
canditi, perlomeno caramellati. Nascono la cassata siciliana o il
panforte di Siena. Il marzapane medievale, lavorato per ottenere la
pasta di mandorle, che, come vedremo, darà molta fantasia in cucina,
essendo malleabile in
tante forme diverse o in dimensioni anche decisamente grandi.
La rivoluzione dalle Americhe
Con la scoperta delle Americhe e l’importazione di nuove
coltivazioni, come già scritto, le possibilità in cucina aumentano a
dismisura, raggiungendo il gusto dei dolci attuali. Basti pensare
all’importazione del cacao, che ottenne un successo enorme,
paragonabile solo al posto in cui è oggi la cioccolata. Poiché le
nuove esplorazioni furono effettuate da Spagna, Francia e
Inghilterra, la ripercussione nel Vecchio Continente furono totali e
cambiarono il gusto e l’alimentazione in generale: una vera
rivoluzione della gastronomia. Oltre che le nuove piante e
spezie, il periodo si distingue per l’invenzione di nuovi metodi per
gelare i cibi. Questo portò, non solo, alla diffusione del gelato in
tutte le corti europee (i Medici ne erano ghiottissimi),
ma anche, potendo
raffreddare e quindi conservare più a lungo, all’uso di
uova crude, panna o mascarpone,, e
alla creazione della pasticceria soffice. Nasce
la Pâte Génoise, ovvero la festa delle creme dai mille gusti
(soprattutto al cacao e alla vaniglia). La Pasticceria è ormai
nel suo periodo adulto, come, peraltro, la conosciamo nel nostro
tempo.
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