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(frazione di Patti), su di un promontorio che si affaccia sul mare a 230 metri di altitudine. Nel territorio di Tindari si sono rinvenuti insediamenti umani risalenti tra il secolo XIX e il XIV a.C., cioè dell�età del bronzo e del ferro, la cui cultura è stata ritenuta talmente evoluta da denominare un periodo di sviluppo denominato "facies di Rodi, Tindari e Vallelunga".
La posizione dell'attuale centro
sorge poco distante dai resti archeologici dell�antica Tyndaris,
fondata nel 396 a.C. dai Siracusani di Dionigi il Vecchio, dopo avere
battuto i Cartaginesi. Una versione di poco differente sull�origine di
Tindari ( che denomina Tindaride) la riporta Diodoro. Essa sarebbe
stata fondata da una colonia di Messeni. Questi provenivano dalla Laconia,
regione del Peloponneso, esuli in seghito alla guerra fra Sparta (capitale
della Laconia) e Siracusa. I Laconi si collocarono a Zancle, ma
successivamente si spinsero ad abitare un territorio verso il mare nei
pressi di Abaceno. Qui fondarono Tindaride, racconta Diodoro,
amministrando pacificamente la repubbica e accrescendo le loro sostanze
con alleanze commerciali con altre popolazioni. Il Centro sarebe stato denominato Tyndaris o Tindaride in onore dei Dioscuri, Castore e Polluce. Infatti la leggenda vuole che il fondatore sia stato Tindaro, padre di Leda che fecondata da Giove dette alla luce Elena e i due Dioscuri. La città diviene famosa ed opulenta. Il suo territorio comprendeva anche una parte della città di Abaceno, alleata dei Cartaginesi. Tindari è stata alleata, prima dei Siracusani e poi nel 254 a.C dei Romani. Quindi fu sempre acerrima nemica dei Cartaginesi. Aveva un tempio ed un ginnasio dedicato a Mercurio, con una bellissima statua del Dio, che venne sottratta dai Cartaginesi. Partecipò alla spedizione africana, fornendo navi. Quando Emilio Scipione, distrusse Cartagine nel 146 a.C., la città venne premiata con privilegi e donazioni. Fra queste donazioni, la statua di Mercurio, venne restituita agli abitanti di Tindari, che con grande gioia la ricollocarono nell�antica sede. Nella piazza centrale si scorgeva una statua equestre di M.Marcello. L'ingordo Verre incappò in una vicenda legata ad una statua di Mercurio, che trasferì a Messina, per arricchire la propria collezione privata. Non bastò il sopruso, perché fece anche bastonare il magistrato che si opponeva all�atto illegale. La popolazione reclamò allora direttamente a Roma, chiamando Cicerone quale difensore pubblico, che pronunciò contro Verre una delle sue orazioni più famose, tanto che questi fu costretto, per sentenza del senato a lasciare la carica di pretore. Imperversando la guerra civile fra Ottaviano e Pompeo, la città si schierò con Sesto Pompeo. Si strinse nel 36 a.C. ad Agrippa che conquistò la città e la trasformò in colonia imperiale. Una leggenda racconta che battendo e corrodendo le onde la base della rupe sulla quale sorgeva l�antica città, una parte di questa rovinò a mare, a causa del terremoto che si scatenò alla morte di Cristo. Della frana che distrusse parte del paese parla anche Plinio il Vecchio e la colloca alla fine del I secolo a.C., da qui la leggenda. Dopo la frana il terremoto del 365 d.C. La distruzione totale avviene ad opera degli Arabi. |
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Gli scavi archeologici I primi scavi nella zona di
Tindari si datano al 1838-1839, ripresi recentemente tra il 1960 e il 1964
dalla soprintendenza di Siracusa e tra il 1993 e il 1998 dalla
soprintendenza di Messina. I rotrovamenti sono esposti in parte nel Museo
locale e in parte nel Museo Archeologico Regionale di Palermo. I
ritrovamenti ci svelano un impianto urbanistico a scacchiera diviso tra
decumani (8 metri di larghezza) e cardini (3 metri di larghezza).
Gli isolati delimitati dalle vie avevano un'ampiezza di circa 30 m e una
lunghezza di 77 o 78 m. Il decumano superiore tra quelli ritrovati,
collegava il Teatro costruito a monte sulla collina e dall'altra parte
l'Agorà: Oltre si stagliava sul monte, oggi occupato dal Santuario della
Madonna Nera, l'Acropoli. |
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