Se il promontorio di Milazzo si presenta con un ambiente
affascinante e incontaminato, ciò che nasconde il mare lo è di più.
A garantirlo è la presenza della
posidonia, una pianta acquatica, che sopravvive solo in acque pure e
limpide. Infatti, se il livello qualitativo del mare non è perfetto,
tende a scomparire. Invece dal quartiere di Vaccarella a levante, le
praterie di posidonia accompagnano la costa del Capo fino alla
spiaggia del Tono, a ponente. Naturalmente nei punti in cui è
presente un fondale roccioso, non potendovi attecchire, la pianta
non sopravvive. La posidonia, quindi, ha grande importanza
nell'equilibrio dell'ecosistema marino. Il posidonieto,
naturalmente, non è fine a se stesso. Il suo ecosistema permette la
vita di piccole specie come il cavalluccio marino, il pesce ago o le
menole e i tordi che in esso si riproducono, deponendovi le uova.
Questo habitat marino di rocce miste a sabbia e posidonie, che parte
dal quartiere di Vaccarella (il quartiere dei pescatori), fatta
eccezione per la zona antistante Punta Rugno, si estende fino alla
Secca di Levante, cioè Punta Mazza. A Punta Rugno il fondale diventa
roccioso e scende velocemente quasi in una fossa, mentre a Punta
Mazza esso, che normalmente è al di sotto 30 metri dal livello del
mare, risale fino a quindici metri dalla superficie. A Punta
Rugno il golfo di Milazzo, molto vicino la costa, supera i cento
metri di profondità. Tant’è che nella fossa si sono tenuti, nel
1991, i Campionati Mondiali di immersioni con tentativi ad assetto
costante e variabile senza e con zavorra. A Punta Mazza, invece,
il basso fondale e le notevoli correnti permettono un ecosistema con
organismi, come le gorgonie o le spigne, che crescono sulle rocce,
molto frequentato da una moltitudine di pesce azzurro. A sua volta
la presenza di quest’ultimo richiama predatori come tonni, ricciole,
dentici, lucci di mare che si nutrono proprio di esso. La stessa
situazione si ritrova a largo di Punta Milazzese, la cosiddetta
Secca di Ponente. Qui la profondità del fondale raggiunge appena gli
8 metri.
Superando l’insenatura di Rinella, ecco le rocce a
strapiombo del Faro. Tra i massi, staccatisi dalla parete, un nuovo
ecosistema si presenta: lo abitano pesci tipici di scoglio, come
saraghi, corvine e piccole cernie.
Doppiata Punta Messinese,
all'estremità di Capo Milazzo, il fondale lo caratterizzato da
roccia uniforme fino a profondità anche notevoli. Forti correnti lo
arricchiscono di nutrimenti in grandi quantità. 1L’habitat marino è,
quindi, rigoglioso. Le rocce sono ricoperte da miriadi di organismi
di ogni tipo. Le più colorate sono le gorgonie rosse, che assumono
anche grandi dimensioni. I pesci sono sempre quelli dell'ambiente
roccioso, già citati, con l’aggiunta degli immancabili predatori, a
conclusione della catena alimentare.
Passate le correnti
vorticose, raggiungiamo (sempre sotto il livello dell’acqua) la Baia
di S. Antonio. Qui ritroviamo una grande prateria di posidonie, che
ricopre tutta la baia, la cui profondità, tuttavia, non supera i 30
metri dalla superfice del mare. Questo tipo di fondale segue il
versante ovest della penisola. La parete rocciosa cade a strapiombo
dalla Punta dell’Impiccato fino agli ultimi scogli della Punta del
Tono. Di fronte Monte Trino la roccia è forata da grandi grotte, che
aggiungono sapore in più alla già grande bellezza. Fino a poco tempo
fa, l’area era piena di grosse cernie.
Tutto questo è un
universo sommerso che non appare se non si è sub. Per chi lo è il
privilegio non è da poco. Non stupisce, quindi, che si stia tentando
di proteggere questo spettacolo con la costituzione di una Riserva
Marina del Promontorio di Capo Milazzo.
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