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La piana di Milazzo, oltre ai resti archeologici, è legata ad una
storia riflessa del centro cittadino. Su di essa si muovono le
famiglie nobiliari di Milazzo, con le loro proprietà, le masserie e
i magazzini per le coltivazioni, le ville residenziali e i luoghi di
culto personali e le relative abitazioni dei loro contadini. La
"masseria" agricola più rilevante è quella in "Contrada Faraone". E’
un piccolo aggregato, anche fortificato, risalente al ‘500, di
proprietà degli omonimi Patrizi messinesi e poi ceduta ai Lucifero
di S. Nicolò. Così pure abbiamo le fattorie nelle Contrade
"Masseria" (con mulini ad acqua) e "Botteghelle". Molti altri casali
nella Piana si legano ai nomi delle famiglie dei Proto, dei
Catanzaro, dei Cumbo, dei Lucifero, dei D'Amico, dei Ventimiglia o
dei Bonaccorsi. Queste stesse sono collegate alle architetture di
chiese e cappelle gentilizie.
L’eccezione conferma la regola: una
piccola chiesetta del 1400 fece sorgere attorno a sè, come
"Casale", il villaggio di S. Pietro, dal nome omonimo della chiesa.
Nel 1612 il piccolo centro divenne feudo del barone Antonio
Spadafora, famiglia poi successivamente elevata al rango
principesco, che perdurò, sino al 1879, come piccolo Comune
autonomo.
Altre frazioni e costruzioni nella Piana sono legate alla presenza
di Conventi. In "Contrada S. Basilio", infatti,
era presente l’antichissimo monastero dei monaci basiliani,
di rito greco. La contrada, a sua volta, era legata ai Baroni
Balsamo, famiglia messinese del famoso Giuseppe Balsamo (detto
“Conte di Cagliostro”). Con la Storia la piana di Milazzo ha visto nel tempo mutare le
stesse colture agricole. I cereali e la vite erano preponderanti nel
periodo romano, circondate da boschi secolari. Nuove colture furono
introdotte in periodo arabo e svevo, con una produzione agricola di
interesse isolano. Nel Settecento,
con la
frantumazione del feudi medievali, scomparvero le antiche e floride
coltivazioni del gelso (con la relativa produzione della seta) e del
lino. Non solo. Furono eliminati definitivamente i restanti terreni
a bosco, tra cui il grande Parco Reale, dove cacciavano Federico II
di Svevia e i sovrani aragonesi Giacomo e Federico (nelle Contrade
"Parco" e "Palazzo"). |
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