Con la fine dell’Impero romano,
giunsero in Sicilia prima i Vandali, poi i Goti. Nel 535 d.C.
l’isola passa sotto la dominazione bizantina. In questo periodo il
territorio di Mistretta fu oggetto di razzie da parte di corsari
arabi. Un nuovo periodo di grande crescita da parte dei
mistrettesi e dei siciliani in genere, lo si ebbe proprio durante la
dominazione araba. Tra
l’827 e il 1070, i
nuovi conquistatori diedero impulso alle costruzioni, con
metodologie edilizie nuove (a Mistretta venne ricostruito il cadente
castellobizantino), l’introduzione di particolari metodi di coltura
e l’importazione di specie vegetali, fin qui sconosciute in Sicilia
(numerosi palmeti, come la palma dei datteri). Nonostante
quello che si pensi, i siciliani non furono costretti a divenire
musulmani. Vi era una certa libertà di culto: chi voleva mantenere
la fede cristiana doveva pagare una apposita tassa.
In epoca normanna
(dal 1070) grande impulso ebbero le fortificazioni militari. A
Mistretta, ad esempio, il castello arabo venne ingrandito e
arricchito di nuove mura, che circondavano anche l’abitato. In
particolare si conosce l’esistenza di grandi “bagli”, aggregazioni
produttive e sociali, che rientravano all’interno delle mura
difensive, da cui ebbero origine i “quartieri” cittadini,
individuabili, ancora oggi,
nella struttura urbanistica del centro storico mistrettese. I
resti delle mura difensive sono ancora oggi visibili nel Vico
Torrione e lungo la Strada Numea sulla quale si apre la Porta
Palermo (una delle due antiche porte che rimangono dell’antica
Mistretta.
Con i Normanni ritornarono i
grandi latifondi e la struttura baronale. Notizie sull’espansione
dell’abitato sul monte del casyello di Mistretta, le abbiamo proprio
grazie al documento in cui la cittadina viene donata da Ruggero
d'Altavilla, nel 1101, al fratello Roberto, Abate della Santissima
Trinità di Mileto Calabro. Il castello di Mistretta rientrò varie
volte nelle congiure di palazzo per la presa del potere in Sicilia.
Nel 1082, fu Giordano, figlio (illegittimo)
di Ruggero, a sfruttare l’occasione della momentanea assenza del
padre, ad organizzare una congiura ai suoi danni, insediandosi al
potere dell’isola. Nel 1160 fu la
volta di Matteo
Bonello, che, investito a capo della cittadina, provò a
spodestare Guglielmo il Malo. Fu una cospirazione che come unico e
solo risultato ebbe la morte del ministro
Maione di Bari. Ai tempi della dominazione sveva,
Mistretta venne proclamata da Federico II “città imperiale”. Nel suo
stemma venne inserita la rappresentazione di un aquila, propria
delle effigie degli
Hohenstaufen, casata tedesca degli svevi che governarono la Sicilia.
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