5/13
Mistretta e il destino dei comuni montani  
 

Introduzione
Il periodo greco

Il periodo romano

Il periodo medievale

Dal Rinascimento al Settecento

Dai Borboni alla decadenza

 


La Chiesa Madre
Chiese a Mistretta
Altre Chiese, altri gioielli
Nobili e palazzi
Le fontane di Mistretta
Gastronomia e festività
 
Video su Mistretta

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte) INDIETRO

 
         
    
MISTRETTA

      A Mistretta dai 22.000 abitanti
   nell'Ottocento si è passati agli
   attuali 5.000. I comuni montani,
   dopo lo splendore della Storia, oggi
   soffrono di un ingiusto abbandono.

   

   Dal Rinascimento al
   Settecento

   
     
     

 

 
Scorcio della parte rimanente dell'antica Porta Palermo a Mistretta


 

 
 



  E’ noto come il governo di Carlo I d'Angiò fu inviso ai siciliani. Il re angioino riportò nell’isola un feudalesimo medievale e vecchio, danneggiando non solo il governo ma l’economia tutta siciliana. Con il Vespro del 1282 anche Mistretta si ribellò agli angioini, in maniera talmente significativa che Mistretta fu inserita tra le città demaniali tanto da rientrare nel Parlamento aragonese del Regno di Sicilia, con sede nella capitale Palermo. Il re Alfonso d'Aragona, nel 1447, ribadì la sua demanialità, sia del centro che dei suoi casali.
Nel Cinquecento la sua importanza portò all’edificazione di chiese e monumenti sia religiosi che civili, tra questi la fondazione dell’Ospedale e la "Casa dei Pellegrini, tutt’ora esistenti.
L’ulteriore abbellimento dei manufatti da parte del Gagini come di artigiani locali di grande bravura, arricchirono Mistretta di opere di notevole valore e bellezza.

La progressiva crescita economica della cittadina, basata soprattutto sulla commercializzazione dei beni agricoli prodotti, portò nel Settecento all’affermazione di una nuova classe borghese. Nacquero nuove attività artigianali impegnate nella lavorazione del ferro e del legno, quest’uktima grazie allo sfruttamento dei boschi comunali. L’affermazione della borghesia arricchì Mistretta di palazzi signorili e l’urbanizzazione di aree come quella della Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria.

Proprio in questo periodo di così grande trasformazione edilizia si contano le prime “vittime”. Le mura medievali iniziarono ad essere o demolite o inglobate nelle nuove costruzioni. E’ questo proprio il destino della grande e maestosa Porta Palermo. Nel 1771, infatti, il Barone Giaconia chiese alle autorità comunali l’autorizzazione a costruire proprio sulle mura antiche. Non avendo più una funzione difensiva, il permesso gli fu rilasciato. La Porta fu utilizzata come struttura portante.  Oggi la si ammira come parte delle costruzioni settecentesche. Da essa si può accedere, oggi, solo alla ripida "Via Porta Palermo", molto suggestiva, che conduce nel cuore del centro storico.
 

HOME