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LA SICILIA DEI NORMANNI
Bullet7blu.gif (869 byte) La diaspora vichinga
Bullet7blu.gif (869 byte) La conquista dei Normanni
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La battaglia di Cerami

Bullet7blu.gif (869 byte) La Madonna e i Normanni

Bullet7blu.gif (869 byte) I Santi guerrieri ed i Normanni

Bullet7blu.gif (869 byte) Gli assedi di Troina ed Enna
Bullet7blu.gif (869 byte) Nasce il nuovo Stato moderno
Bullet7blu.gif (869 byte) Il Regno di Sicilia

Bullet7blu.gif (869 byte) Il buon governo di Ruggero II
Bullet7blu.gif (869 byte) La Cappella Palatina

 

Bullet7blu.gif (869 byte) La Cattedrale di Cefalù
Bullet7blu.gif (869 byte) La Cattedrale di Monreale
Bullet7blu.gif (869 byte) Guglielmo I e un regno di rivolte

Bullet7blu.gif (869 byte) L'Oriente di Guglielmo II
Bullet7blu.gif (869 byte) La tolleranza di Guglielmo II
Bullet7blu.gif (869 byte)  L'arte leggendaria dei Normanni
Bullet7blu.gif (869 byte) Video sui Normanni

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SICILIA NORMANNA       
        I Re normanni, «tramite
     operoso fra il mondo greco-arabo
     e l’Europa… accentuano la loro
     incipiente individualità morale,
     possono svilupparsi come Italia
     ed Europa». (Gioacchino Volpe)
   

      La tolleranza di Guglielmo II

   
     
     

 
 

Duomo di Monreale, sarcofago rinascimentale di Guglielmo II

Enzian44 - 1 Ottobre 2007
 

 




da Wikimedia Commons

 

 

Guglielmo II detto “il Buono” (non a caso), è passato alla storia per la sua misura e tolleranza, per il suo amore per l’arte e per la sua generosità.
Nella sua corte si riunivano artisti, dame ed avventurieri di ogni cultura e di ogni religione. A tal proposito si narra che, durante il terribile terremoto, che distrusse Catania, ma avvertito anche a Palermo, alcune dame della sua corte per la paura invocarono Allah. Poiché la religione ufficiale era quella cristiana, temettero una punizione. Guglielmo II, invece, le rassicurò con la celebre frase: «Ognuno preghi il Dio in cui crede». Esempio di tolleranza enorme rispetto ai tempi.
Nel campo artistico arricchì Palermo con edifici divenuti famosi per la loro bellezza, come
la reggia e il duomo di Palermo, il chiostro e il tempio di Monreale, l’ultimazione del castello della Zisa, e la costruzione di quello della Cuba. Diede a Palermo anche i celebri giardini, citati dal Boccaccio in una storia del suo Decamerone (la VI novella della v giornata), in cui si parla di «case bellissime di un giardino di Palermo, il quale chiamavan la Cuba».

Durante il suo regno commise un grave errore che costò caro ai normanni siciliani. Egli diede il permesso alle nozze di sua zia Costanza d’Altavilla con Enrico VI di Svevia, figlio del Barbarossa (27 gennaio 1186). Consigliato male dall’arcivescovo di Palermo Gualtiero Offamil e senza ascoltare il cancelliere Matteo d’Aiello. Poiché la zia era erede del regno, aprì in pratica le porte alla casata tedesca.
 
 

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