Caltanissetta, capoluogo di provincia
siciliano, è una città di 60.000 abitanti, posta nella parte a
sud-est dell’isola. Il suo territorio è in gran parte collinoso,
tanto da essere il secondo, dopo Enna, per altezza. La città,
infatti sorge tra tre colline. Quella di Sant'Anna, di Monte
San Giuliano e quella di Poggio Sant'Elia, poste ad arco,
nella cui valle è posizionato gran parte del suo centro storico.
Dalla sua posizione si domina l'intera Valle del Salso. Il
suo territorio è caratterizzato dalle Maccalube
(dall'arabo maqlub, che vuol dire “terra che si rivolta”),
che è un fenomeno di vulcanismo poco conosciuto. Noto da qualche
secolo, fu oggetto del testo "Sul vulcano aereo di Terrapilata in
Caltanissetta" scritto dall'abate nisseno Salvatore Li Volsi
(1797-1834), che trattò di fenomeni di dissesti collegati alle
Maccalube, avvenuti dal 1783 al 1823. Le Maccalube sono
una serie di vulcanelli di fango, che ribollono di acqua ed
argilla liquida, emettendo bolle di gas metano. E’ un fenomeno
proprio del vulcanismo sedimentario, dove si hanno formazioni di
piccoli coni di fango, simili a crateri, che però non solidificano,
essendo l’argilla estremamente liquida. Il vento è una delle
caratteristiche della zona, oltre ad inverni rigidi, quando la città
si inbianca di neve. Nell’estate calda, ma ventilata, le piogge sono
rare, ma abbondanti nel resto dell’anno. L’agricoltura, settore
principale, oltre a produrre grano, mandorle, olive ed ortaggi, si
basa molto sulla produzione di vino, il classico Nero d’Avola. A
Caltanissetta ha sede il Gruppo Averna, produttore del famosissimo
amaro siciliano. La storia economica del Novecento a
Caltanissetta è legata all’estrazione dello zolfo. La produzione di
esso raggiunse livelli così elevati, in tutto il mondo, che la città
venne denominata capitale mondiale dello zolfo. A partire
dagli anni Ottanta, la concorrenza, basata su nuove tecniche
estrattive, iniziò un lento declino, fino alla chiusura delle
miniere nissene.
|
|