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Caltanissetta, un'eredità che viene da lontano | |||||||||||||
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Zona di
antichissimi insediamenti, già dall’ultimo neolitico, si fa risalire
il popolamento della zona già a partire
dal IV millennio a.C.
La posizione geografica, con molta probabilità, fu tra i motivi che
spinsero a trasferirsi nella zona. Da essa l’ampia visuale permette
un orizzonte vastissimo, facilmente difendibile:
per la precisione
nella zona del monte
Gabal al Habib,
che vuol dire, infatti,
"la montagna panoramica". Dal periodo della dominazione araba l’area mutuò la loro denominazione Qalʿat al-nisāʾ ("castello delle donne"), che si evolse successivamente. Durante il periodo normanno (dal 1087) la zona di Caltanissetta divenne proprietà diretta del del Gran Conte Ruggero, che la trasformò in feudo e fondando l'abbazia di Santo Spirito (in stile romanico), La costruzione fu realizzata dove si trovava uin antico villaggio ed un convento basiliano, che, a sua volta era sorto sulle rovine di una fattoria romana. L’aragonese Federico III, nel 1296, nominò conte Corrado Lancia. Federico IV, si salvò la vita grazie ai nisseni, quando il re fu assediato nel castello di Pietrarossa dai baroni Francesco Ventimiglia e Federico Chiaramonte, nel 1361. Fu questo il periodo che portò al cosiddetto Governo dei Quattro Vicàri. Esso ebbe inizio, nel 1358, quando i quattro più potenti baroni si riunirono nel castello di Caltanissetta e divisero la Sicilia in quattro parti, una ciascuno. I quattro erano: Guglielmo Peralta (signore di Caltanissetta, Sciacca e Caltabellotta), Artale Alagona, Manfredi Chiaramonte, Francesco Ventimiglia. Il governo dei baroni non durò molto. Nel 1392, Martino I di Sicilia militarmente si riprese il maltolto. Nel 1407, Caltanissetta, con nomina reale, passò in proprietà di Matteo Moncada, nobili di Paternò. Alla famiglia dei Moncada, Caltanissetta resterà fino al 1812, quando fu sancita l’abolizione della feudalità in Sicilia. |
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