Come già detto, il caciocavallo palermitano è generalmente
denominato “di Godrano”, un comune interno della provincia di
Palermo. E’ prodotto, oltre che a Godrano, anche nel corleonese e
zone limitrofe. La creazione del caciocavallo si perde, in
sostanza, nella notte dei tempi. Tramandato di generazione in
generazione, è legato anche alle produzioni silvopastorali della
provincia di Palermo. E’ sicuramente precedente la fondazione del
comune di Godrano. Ciononostante, la prima citazione del formaggio
in un testo storico, risale al
marzo del 1412. Infatti, il Trasselli, nel testo “Alcuni calmieri
palermitani del 400”, scrive del caciocavallo palermitano,
distinguendolo da altri tipi di formaggio, allora prodotti, come il
cacio vacchino e il cacio pecorino. La qualità della produzione era
tale, da essere consumato dalle classi più agiate e dai religiosi.
Veniva anche utilizzato come moneta negli scambi, ad esempio, come
pagamento degli affitti nelle campagne locali.
Il
caciocavallo di Godrano, come quello ragusano, è un formaggio a
pasta filata, con una sottile crosta, denso e compatto al suo
interno, colore giallo paglierino. Il peso della forma si aggira sui
10 chili. E’ mangiabile già a due settimane dalla produzione (è
detto “fresco”), ma viene consumato, normalmente, dopo sei mesi di
stagionatura. Con un maggiore invecchiamento il caciocavallo
presenta delle sfogliature e un gusto decisamente piccante. Il
caciocavallo di Godrano viene consumato anche grattugiato, come il
parmigiano, soprattutto, sulle ricette d’origine siciliana.
La lavorazione
La sua lavorazione inizia con il latte appena munto, che viene unito
al caglio, che ne produce il suo primo stadio: quello della “Tuma”.
Sbriciolata e compressa, la massa viene fatta brevemente
riposare. Poi, tagliata, la Tuma è fatta scolare posta su un
graticciato di canne (in siciliano,
a
cannara).
Dopo averla tagliata e fatta riposare ed asciugare più volte, la
pasta filata, viene compressa e le si dà la caratteristica forma,
quindi appesa ad un bastone
(appizza tuma) e fatta sgocciolare per un giorno intero. Dopo
24 ore, finalmente, gli si dà la caratteristica forma e lasciato
ancora riposare. Dopo la procedura
della salamoia, il
caciocavallo può essere invecchiato con la sua stagionatura. La
Denominazione di
Prodotto Tradizionale, quindi, non è casuale. Per prima cosa perché
prodotto storico facente parte della tradizione culinaria siciliana,
poi, secondo, perché viene ottenuto tramite una lavorazione
estremamente specifica, anch’essa legata ad una metodologia storica.
|