Furono richiesti rinforzi, che arrivarono in parte dall'Ifrīqiya, e in
maggior parte da al-Andalus, oltre ad un gruppo di mercenari al comando del
berbero Asbagh b. Wakīl, detto Farghalūs. Con l’arrivo di nuove truppe,
le sorti della guerra girarono a favore dei musulmani, che vinsero e
uccisero Teodoto (nell’830), e conquistarono Palermo (nell’831). Fu poi la
volta di Messina, Modica e Ragusa, mentre Castrogiovanni (oggi Enna) fu
conquistata solo nell'859. La presa dell’intera Sicilia fu lenta ma
inesorabile. La resistenza degli abitanti del solo Val di Mazara durò fino
all’841, l'859 per la Val di Noto e la Val Demone. Siracusa, oltrepassato il
blocco impostale tra l'872 e l'873 da Khafāja b.
Sufyān b. Sawādan, cadde in mano mussulmana il 21 maggio 878. Tra le ultime
roccaforti ad arrendersi vi fu Tauromenium (Taormina) il 1º agosto
del 902 a causa dell’assedio dell'emiro Abū l-Abbās Ibrāhīm b. Ahmad.
Sotto il comando di diversi capitani, vittoriosi, ma a volte uccisi e
sostituiti, la guerra durò per anni, fino alla conquista di Rometta (in
provincia di Messina) nel 965, ultimo baluardo bizantino a cadere. Il
capoluogo dell’isola, scelto dai musulmani, divenne Palermo (Siqilliyya).
La dominazione fu tutt’altro che tranquilla. I bizantini non smisero mai di
ritentare di riprendersi l’isola. Diverse furono le spedizioni: quella di
Niceta nel 963, di Niceforo nel 989 e quella di Giorgio Maniace.
Quest’ultimo per ben quattro anni, dal 1038 al 1042, mantenne il possesso di
Siracusa e della parte orientale della Sicilia. Per rinforzare le difese
della città, fece costruire il castello che ancora oggi porta il suo nome.
Faceva parte del suo esercito un gruppo di mercenari normanni, prima
avanguardia di quelli che, tra poco, riguadagnato il possesso cristiano
della Sicilia, avrebbero aperto uno
dei più importanti periodi storici siciliani e del meridione italiano.
Tra l’881 e l’882, in Sicilia
scoppiò anche una rivolta popolare. Approfittando delle divisioni interne
tra i diversi capi musulmani, il popolo siciliano riuscì, al comando di
frate Elia da Enna, a sconfiggere le truppe arabe a Caltavuturo. Ben presto,
però, fu domata la rivolta.
Nel 902 Ibrāhīm II, Emiro
aghlabide, indossò i panni del mujahid e tentò di risalire
l'Italia.
Oltrepassato lo Stretto, non trovò resistenza militare, questo almeno fino a
Cosenza. Preparata con trascuratezza la spedizione, di fronte alla prima
resistenza l’esercito arabo, nel caos, si disfece, al limite dello sbando..
Lo stesso emiro morì per dissenteria, terminando l’ambiziosa conquista della
"Terra grande" (al-arḍ al-kabīra). Il possesso da parte araba della Sicilia portò
al blocco dei commerci via mare col mediterraneo occidentale. L’unica rotta
praticabile alle navi europee divenne quella Bisanzio-Venezia, che spinse lo
sviluppo di Venezia come porto mediterraneo di tutta l' Europa occidentale. |