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GLI ARABI IN SICILIA
Bullet7blu.gif (869 byte)Gli Arabi ed Eufemio da Messina
Bullet7blu.gif (869 byte)La conquista della Sicilia
Bullet7blu.gif (869 byte)Una dominazione travagliata
Bullet7blu.gif (869 byte)La cultura araba in Sicilia
Bullet7blu.gif (869 byte)Le toponomastica dopo gli arabi
Bullet7blu.gif (869 byte)Le rare tracce di due secoli di dominazione
Bullet7blu.gif (869 byte)La comunità araba e le successive latinizzazioni

       LE LEGGENDE
Bullet7blu.gif (869 byte)La «guerra santa» degli Arabi
Bullet7blu.gif (869 byte)Il re Miramolino e l
a principessa Nevara

Bullet7blu.gif (869 byte)Re Miramolino e il drago alato
Bullet7blu.gif (869 byte)Le leggende sulle truvature
Bullet7blu.gif (869 byte)Lottando con i pircanti
Bullet7blu.gif (869 byte)La truvatura della sarpa di Acireale
Bullet7blu.gif (869 byte)Le truvature degli Arabi
Bullet7blu.gif (869 byte)La truvatura di Monte Scuderi

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte) INDIETRO
   
   GLI ARABI IN SICILIA
   
Gli Arabi, i Berberi, i Persiani e i
   Turchi, in una parola "i Saraceni".
   La loro cultura ha lasciato nello
   spirito dei siciliani importanti tracce
   culturali, di una civiltà dalle antiche
   origini.
 

Per saperne di più  

   
   
 
    La cultura araba in Sicilia    
     
     

 
   

Le Terme Arabe di Cefalà Diana 

 

Paolo345 - 11 Marzo 2008

 
 



da Wikimedia Commons

 

Il potere in Sicilia fu sempre esercitato autonomamente, anche se, in linea teorica, esso dipendeva dagli Aghlabidi  prima e poi dagli Fatimidi, nei primi anni del X secolo. Quando questi si trasferirono in Egitto, la conduzione della Sicilia fu affidata ai loro fedeli emissari Kalbiti.
Nella capitale, Palermo, risiedeva l’Emiro, che dirigeva l'esercito, l'amministrazione, la giustizia e poteva battere moneta. In più poteva nominare i governatori delle città più grandi, i principali giudici (qādī) e gli arbitri per dirimere le controversie fra privati (hakam).
Le etnie presenti nell’isola erano quella araba, quella berbera e quella persiana, raramente turca, di provenienza centro-asiatica.
Per amministrare la Sicilia, gli arabi la divisero in tre zone dette “valli”: la Val di Mazara, che comprendeva la zona occidentale; la Val Dèmone (dall’antica città di Dèmena)  che com­prendeva la zona nordorientale e la Val di Noto, che comprendeva la zona sud-orientale. Queste erano governate da kadì (in dialetto «gaìti»), che sottostavano all’emiro che soggiornava a Palermo. Proprio per essere il capoluogo siciliano, la città conobbe, in questo periodo, un grande sviluppo, raggiungendo una popolazione più grande di trecentomila abitanti.
Sempre a causa dell’amministrazione della Sicilia, i siciliani vennero divisi in classi di diversa tipologia:
indipendente, che conservava i vecchi ordinamenti;
tributaria, che pagava la «gezia»;
vassalla, o «dsimmi» assoggettata dalla conquista;
servi della gleba  o «memluk», legati ai latifondi che coltivavano.

Nonostante quello che si può pensare, i musulmani in Sicilia non perseguirono i cristiani, né tentarono di islamizzarli direttamente. Ai siciliani applicarono lo statuto giuridico della dhimma, consentendo loro, in ogni caso,  il culto in forma privata e nelle chiese già esistenti.
Essi si insediarono stabilmente in Sicilia, sostenuti, soprattutto, da una consistente immigrazione dal Nord Africa e da una certa opera di islamizzazione delle popolazioni, per lo più nella zona occidentale dell'isola. Questa islamizzazione non cancellò, comunque, come detto, nè l'elemento greco-latino, che rimase prevalente, né l’importante peso delle comunità ebraiche, (che lasciarono l'isola per deliberazione spagnola, molti secoli dopo).

La loro cultura ha lasciato nello spirito dei siciliani importanti tracce. In questo periodo nascono le leggende plutoniche (i tesori nascosti detti «truvature»), e l’apparizione della “maschera” tradizionale di Giufà.
 
 
 

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