La conquista da parte dei Normanni della Sicilia, non portò all’immediata
sostituzione delle abitudini musulmane. Per un secolo, ad esempio, la lingua
araba continuò ad essere utilizzata come
lingua del governo e dell'amministrazione statale. Quando la
conquista dell’isola fu completata, i normanni, tuttavia, imposero ai
dominatori precedenti di scegliere tra la partenza volontaria o la
sottomissione all'autorità cristiana. La religione islamica vieta di vivere
sotto autorità non-musulmane, sempre se questo può essere evitato. Molti
partirono, ma poiché non tutti avevano i mezzi per affrontare il viaggio, si
poneva il quesito di come concordare la duplice scelta. Una fondamentale
fatwa dell'imam
al-Mazari,
permise il soggiorno di musulmani in dar al-harb,
sempre se questi potevano vivere godendo del portato della Legge islamica.
Il Regno di Sicilia di Ruggero II fu caratterizzato, così, come multietnico
e religiosamente tollerante. Vivevano concordemente sotto di esso normanni,
ebrei, arabi musulmani, greci bizantini, longobardi e siciliani originari.
Ciononostante, i normanni portarono avanti ininterrottamente un’azione di
“latinizzazione” (la conversione delle popolazioni siciliane al
Cristianesimo romano). Nel successivo sviluppo storico la tendenza fu quella
di riassorbire le genti musulmane, dapprima con una localizzazione delle
comunità arabe, nella metà sud-occidentale dell'isola, mentre il nord-est
era cristiano. Dopo la morte nel 1189 di re Guglielmo il Buono le
aggressioni contro i musulmani, sempre più ripetute, infransero la
possibilità di coesistenza fra le etnie.
Nel 1198 in Sicilia, dopo la
morte di re Enrico VI e poi di sua moglie Costanza, si verificarono
disordini, scontri e rivolte, tutte collegate alla guida politica, tra forze
rivali tedesche e papali. Inizialmente i ribelli musulmani sostennero il
tedesco Marcovaldo di Annweiler. Il papa Innocenzo III, pur continuando
trattative con la comunità araba siciliana, accusò Marcovaldo di essersi
legato con un diabolico accordo con i Saraceni. Non passò molto che i
rivoltosi arabi si organizzassero in una insurrezione propriamente
musulmana. Guidati da Muhammad b. Abbād
(denominato " il principe dei credenti"), presero il controllo di
Jato, Entella, Platani, Celso, Calatrasi,
Corleone, Guastanella e Cinisi, fino
all’occupazione di parte della Sicilia occidentale. La successione
normanna, in questo periodo, aveva
Federico II ancora bambino (sotto la protezione del papa). Quando il
re normanno crebbe e prese lo scettro reale, inviò truppe a scardinare la
rivoluzione musulmana. Conquistate diverse fortezze ed aree siciliane, il
re, nel 1223, ordinò le prime deportazioni di musulmani a Lucera. Riprese il
dominio reale di Malta e Gerba, evitando il pericolo di aiuti esterni ai
rivoltosi. Nei secoli seguenti gli Hohenstaufen e poi gli Angioini ed
Aragonesi continuarono l’impegno di latinizzazione delle popolazioni
siciliane. Vennero praticamente cancellate le comunità arabe e l'ortodossia
greco-bizantina (sostenuti nell’opera dalla Chiesa romana). Del 1240 sono
le ultime deportazioni di musulmani a Lucera.
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