Poche sono le vestigia dell’architettura
araba ancora visibili e apprezzabili. Si parte, naturalmente dal Palazzo
della Zita a Palermo, poi quello della Cuba, sempre a Palermo,
le cupole della Martorana e di San
Giovanni degli Eremiti a Palermo, fino ad arrivare alle terme di Cefalà
Diana. Dello sviluppo di Palermo ne parla Ibn Hawqal, mercante e
geografo del X secolo nel suo Viaggio in Sicilia, come della città
dalle trecento moschee, e per l’alto numero di bagni pubblici (hammām)
e istituzioni scolastiche. Viene menzionata come la principale città
islamica del Maghreb, dopo Cordova.
Gli esempi sopracitati, però, non vengono da tutti attribuiti alla
cultura araba. Il fatto che le tracce della loro dominazione siano
architettonicamente così rare, fa pensare che le culture successive,
soprattutto angioine e aragonesi, abbiano portato avanti una sistematica
cancellazione di ciò che fu edificato, in linea con quello che si verificò
in Spagna dopo la riconquista cristiana. Diverso è il discorso, invece,
dei resti che possiamo oggi ammirare. La Zisa, la Cuba o
San Giovanni degli Eremiti a
Palermo, non sarebbero stati edificati dai musulmani, ma, nel periodo appena
successivo, dai normanni, che, però, utilizzarono manodopera islamica.
Tant’è che la denominazione di questi edifici ha derivazione araba:
-
il Castello della Zisa (dall'arabo Azīza, "Meravigliosa"),
- il Castello della Cuba (dall'arabo qubba, "cupola") di cui faceva
parte la Cubula (la "piccola Cuba"), situate in un allestimento lacustre,
compreso in una foresta, denominata Jannat al-arḍ,
"Il giardino o paradiso della terra": il Genoardo. - la Cappella
Palatina (cioè di Palazzo) e il parco reale della Favara, dall'arabo
Fawwāra, ("sorgente").
La tesi della distruzione o manipolazione
dell’architettura musulmana in Sicilia, è comprovata dal portico sud della
Cattedrale di Palermo. In esso è ancora visibile una colonna araba, che
porta inciso un versetto del Corano (versetto 54 della sura 7, detta "del
Limbo"), che recita: "Egli copre il giorno del velo della notte che avida
l'insegue; e il sole e la luna e le stelle creò, soggiogate al Suo comando.
Non è a Lui che appartengono la creazione e l'Ordine? Sia benedetto Iddio,
il Signor del Creato!"
La cultura letteraria siciliana
d’origine musulmana conta degli artisti validissimi, anche se disconosciuti
oggi. Tra questi possiamo annoverare: Ibn-al-Qatta (poeta), al-Ballanubi
(poeta),
Ibn-Hamdis da Siracusa
(poeta) e al-Mazari (giurista).
Nel campo economico diverse sono
le innovazioni: furono importate molte coltivazioni come l’arancio, il
limone, il riso, la canna da zucchero, e il gelso. Venne abolita la
monocoltura del grano risalente al tardo impero romano, e furono estese le
varietà delle coltivazioni. Fu eliminato il latifondo. Con provvedimenti fiscali, come l’eliminazione dell’imposta sugli animali
da tiro, si cercò di incentivare la piccola proprietà fondiaria; fu
incrementata l’industria della seta e si svilupparono le attività
commerciali.
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