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GLI ARABI IN SICILIA
Bullet7blu.gif (869 byte)Gli Arabi ed Eufemio da Messina
Bullet7blu.gif (869 byte)La conquista della Sicilia
Bullet7blu.gif (869 byte)Una dominazione travagliata
Bullet7blu.gif (869 byte)La cultura araba in Sicilia
Bullet7blu.gif (869 byte)Le toponomastica dopo gli arabi
Bullet7blu.gif (869 byte)Le rare tracce di due secoli di dominazione
Bullet7blu.gif (869 byte)La comunità araba e le successive latinizzazioni

       LE LEGGENDE
Bullet7blu.gif (869 byte)La «guerra santa» degli Arabi
Bullet7blu.gif (869 byte)Il re Miramolino e l
a principessa Nevara

Bullet7blu.gif (869 byte)Re Miramolino e il drago alato
Bullet7blu.gif (869 byte)Le leggende sulle truvature
Bullet7blu.gif (869 byte)Lottando con i pircanti
Bullet7blu.gif (869 byte)La truvatura della sarpa di Acireale
Bullet7blu.gif (869 byte)Le truvature degli Arabi
Bullet7blu.gif (869 byte)La truvatura di Monte Scuderi

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   GLI ARABI IN SICILIA
   
Gli Arabi, i Berberi, i Persiani e i
   Turchi, in una parola "i Saraceni".
   La loro cultura ha lasciato nello
   spirito dei siciliani importanti tracce
   culturali, di una civiltà dalle antiche
   origini.
 

Per saperne di più  

   
   
 
    Le rare tracce di due secoli
     di dominazione
   
     
     

 
   

San Giovanni degli Eremiti a Palermo,
Abside e torre visibile dalla strada.

 

Bernhard J. Scheuvens  - Agosto 2004

 
 
 


da Wikimedia Commons

 

Poche sono le vestigia dell’architettura araba ancora visibili e apprezzabili. Si parte, naturalmente dal Palazzo della Zita a Palermo, poi quello della Cuba, sempre a Palermo, le cupole della Martorana e di San Giovanni degli Eremiti a Palermo, fino ad arrivare alle terme di Cefalà Diana. Dello sviluppo di Palermo ne parla Ibn Hawqal, mercante e geografo del X secolo nel suo Viaggio in Sicilia, come della città dalle trecento moschee, e per l’alto numero di bagni pubblici (hammām) e istituzioni scolastiche. Viene menzionata come la principale città islamica del Maghreb, dopo Cordova.

Gli esempi sopracitati, però, non vengono da tutti attribuiti alla cultura araba. Il fatto che le tracce della loro dominazione siano architettonicamente così rare, fa pensare che le culture successive, soprattutto angioine e aragonesi, abbiano portato avanti una sistematica cancellazione di ciò che fu edificato, in linea con quello che si verificò in Spagna dopo la riconquista cristiana.
Diverso è il discorso, invece, dei resti che possiamo oggi ammirare. La Zisa, la Cuba o San Giovanni degli Eremiti a Palermo, non sarebbero stati edificati dai musulmani, ma, nel periodo appena successivo, dai normanni, che, però, utilizzarono manodopera islamica. Tant’è che la denominazione di questi edifici ha derivazione araba:

-
il Castello della Zisa (dall'arabo Azīza, "Meravigliosa"),
- il Castello della Cuba (dall'arabo qubba, "cupola") di cui faceva parte la Cubula (la "piccola Cuba"), situate in un allestimento lacustre, compreso in una foresta, denominata Jannat al-ar,  "Il giardino o paradiso della terra": il Genoardo.
- la Cappella Palatina (cioè di Palazzo) e il parco reale della Favara, dall'arabo Fawwāra, ("sorgente").

La tesi della distruzione o manipolazione dell’architettura musulmana in Sicilia, è comprovata dal portico sud della Cattedrale di Palermo. In esso è ancora visibile una colonna araba, che porta inciso un versetto del Corano (versetto 54 della sura 7, detta "del Limbo"), che recita:
"Egli copre il giorno del velo della notte che avida l'insegue; e il sole e la luna e le stelle creò, soggiogate al Suo comando. Non è a Lui che appartengono la creazione e l'Ordine? Sia benedetto Iddio, il Signor del Creato!"

La cultura letteraria siciliana d’origine musulmana conta degli artisti validissimi, anche se disconosciuti oggi. Tra questi possiamo annoverare: Ibn-al-Qatta (poeta), al-Ballanubi (poeta),
Ibn-­Hamdis da Siracusa (poeta) e al-Mazari (giurista).

Nel campo economico diverse sono le innovazioni: furono importate molte coltivazioni come l’arancio, il limone, il riso, la canna da zucchero, e il gelso. Venne
abolita la monocoltura del grano risalente al tardo impero romano, e furono estese le varietà delle coltivazioni. Fu eliminato il latifondo. Con provvedimenti fiscali, come l’eliminazione dell’imposta sugli animali da tiro, si cercò di incentivare la piccola proprietà fondiaria; fu incrementata l’industria della seta e si svilupparono le attività commerciali.

 
 
 

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