La dominazione araba della Sicilia fu percorsa da divisioni intestine e
religiose. I signori arabi
siciliani tentarono diverse volte di staccarsi dalla dipendenza dei sovrani
tunisini. Questo, soprattutto, quando, nel 909, alla dinastia degli
Aghlabiti successe quella dei Fatimidi. Nel 912, addirittura, una flotta
siciliana sconfisse distruggendola la flotta fatimida presso Mehedia. Si era
alla ricerca di una certa autonomia dai sovrani del nord Africa. Nonostante
la repressione fatimida, nel 947, questa fu in parte concessa all’emiro di
Palermo Hassan-ibn-Alì. Verso la fine del X secolo gli “emiri” siciliani
della dinastia kalbìta acquisiscono sempre una maggiore autonomia,
specialmente dopo il trasferimento dei
califfi fatimidi da Mehedia al Cairo.
Iniziò un periodo di grande
prosperità per l’isola, anche se percorso da lotte fra famiglie rivali. Fu
proprio a causa della contesa tra il kadì Ibn-at-Thumnah di Catania e
Ibn-al-Hawwas di Agrigento, che, nel 1060, giunsero i Normanni in Sicilia.
In realtà, come accennato, già con la spedizione capitanata dal generale
Maniace, vi erano milizie normanne. Tra queste vi era il normanno
Guglielmo Braccio di Ferro che, tornato in patria, narrò delle
bellezze della Sicilia e della possibilità di toglierla ai musulmani.
Nel febbraio 1061 le milizie normanne di Roberto il
Guiscardo e del fratello Ruggero, della famiglia degli Altavilla, sbarcarono
a Calcara, dando inizio al tentativo di conquista dell'isola. Di lì a poco
si ottenne l'occupazione di Messina l'eroica resistenza guidata da Ibn Abbād.
Il porto di Palermo fu successivamente messo a ferro e fuoco dalla marina
della Repubblica di Pisa nel 1063. Il saccheggio di alcune navi arabe fruttò
proventi per la costruzione della famosa cattedrale in Piazza dei Miracoli.
Palermo, nel 1072, cadde dopo un anno d'assedio.
Il dominio
arabo in Sicilia terminò nel 1091 con la caduta di Noto.
|