Si è visto come i mosaici in Sicilia
abbiano ispirazione dal mondo bizantino. Si è visto, altresì, come
essi rispettino fedelmente l’andamento iconografico della liturgia
della chiesa d’Oriente. E, indubbiamente l’elemento cardine della
composizione raffigurativa, il Cristo Pantocratore, solenne e
inaccessibile sulla volta della cupola, deriva direttamente da
quella cultura e religione. Eppure, tutto il resto ha un tono meno
sospeso e distaccato. In effetti, sulle vaste campiture dell’oro, le
figure risaltano con toni coloristici più vari e decisi. Gli stessi
scomparti architettonici, che racchiudono i personaggi e le scene
(sul modello bizantino), proprio grazie agli accenti cromatici,
vengono annullati otticamente, creando, quasi, un tutt’uno, in un
continuo attrarsi e rispondersi dei colori.
Il succedersi delle raffigurazioni presenta,
inoltre, nelle composizioni siciliane, maggiore coerenza e
completezza. Lo stesso rapporto con le partiture architettoniche
(sull'esempio di
Daphni) è risolto con maggiore libertà,
in un nuovo equilibrio tra architettura, regole liturgiche e,
soprattutto,
migliore distribuzione dell’effetto
visivo delle immagini, con perfetto bilanciamento all’impianto
basilicale, nella cattedrale di
Cefalù e nell’abside del duomo di
Monreale. Nella chiesa della Martorana,
sul tamburo ottagonale della cupola, perfetto è il succedersi
ritmico tra le finestre e le figure dei
profeti. Grande e maestosa la figura del Cristo Pantocratore, nei
catini delle due absidi, al di sotto del quale (nella cattedrale di
Cefalù) agli otto Apostoli si aggiunge, nel centro, la Vergine che
prega, che fonde in se la chiesa umana unitamente al sacramento
dell’Eucaristia, la chiesa divina.
In sostanza, pur mantenendo tutte le regole
iconografiche tipiche della chiesa d’Oriente e la sua
rappresentazione bizantina, con riferimento al tipo premacedone,
quello “aulico” della chiesa di
Daphni, (che, tutto sommato, è solo un
momento del divenire artistico), le rappresentazioni siciliane hanno
un dispiegarsi sulle strutture architettoniche e un rapporto tra di
loro più “moderno”, sicuramente più colto, ma anche
più
libero e mondano.
E’ il frutto, insomma, di una società diversa, pur nella fedeltà
delle rappresentazioni, dalla società originaria che le ha prodotte.
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