Il piccolo comune di San Cono (circa 2.800 abitanti) si trova nella
parte occidentale della provincia di Catania, nella regione dei
monti Erei. Situato in zona collinare, è quasi equidistante da
comuni come Catania, Caltagirone, Gela, Enna e Ragusa. Avendo il
territorio comunale una forma particolare, si usa dividerlo in due
parti:
San Cono superiore
(sul monte San Marco) e San Cono inferiore (nelle contrade
Piana e Albanisa).
Posto ad un'altitudine di 525 m
s.l.m.
media, presenta un classico clima mediterraneo, con pioggie
concentrate per lo più nel periodo autunnale. Sul suo territorio non
vi sono fiumi, ma diverse sorgenti (da trivellazioni) e due
torrenti, Mira e Sefila,
pressoché asciutti in estate. Nella sua zona sono coltivati
ortaggi, frutteti, mandorleti e vigneti. Tuttavia San Cono si
distingue per la coltura intensiva del ficodindia, di cui è anche
apprezzato esportatore.
Storia e leggende
Come è capitato a diversi comuni isolani, la sua fondazione è il
frutto della decisione di un nobile siciliano. Il marchese Ottavio
Trigona Bellotti lo fondò nel 1785. Ottenuta la licentia
populandi, fece
costruire una Chiesa, dedicata a San Cono Abate, e 60 case. Emise un
editto dove vi era la promessa di avere all’insediamento una casa ed
un piccolo terreno da
coltivare. L’editto ebbe fortuna soprattutto tra coloro che volevano
cambiarsi la vita.
Sono state fatte diverse ipotesi sulla
denominazione del paese e sul santo della cattedrale. Tra queste vi
è quella di Padre Gesuita Ignazio Mario Piccolo, che presuppone che
il feudo appartenesse anticamente alla famiglia dei Santapau, che
era consanguinea del Santo. Anche lo storico Carlo Incudine sostiene
l’identica tesi. Tuttavia, non vi sono documenti che lo comprovino.
Se gli studiosi non riescono a scoprire le origine dello strano
toponimo, l’intelligenza popolare ha prodotto una leggenda a tale
proposito: Il marchese Trigona ricevette, un giorno, una visita
di un monaco basiliano di Naso. Questo chiese (ed ottenne) una
partita di frumento. Non avendo come pagare, il frate gli lasciò,
come pegno, un prezioso anello. Con la promessa che sarebbe tornato
per riscattarlo e sanare il debito. Dopo molto tempo, il marchese
partì per il paese di Naso alla ricerca del monaco. Non solo non
riuscì a trovarlo, ma nessuno disse di conoscerlo. Stava per fare
ritorno a casa, deluso, quando su un muro di un convento, vide il
frate dipintovi. Ma non era un frate, era l’effige di San Cono,
morto cinque secoli prima. Convinto di aver conosciuto il Santo in
un miracolo, il marchese Trigona decise di dar vita al comune e alla
chiesa in suo onore.
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