Il
ficodindia fa parte ormai del paesaggio siciliano, caratterizzandolo
come tale. Nonostante sia stato importato dall’America del
Cinquecento, lo si ritiene proprio al panorama del sud del
mediterraneo. Persino nei film sulla vita di Gesù (ad esempio quello
di Zeffirelli) il ficodindia unitamente all’agave (anch’essa
importata dal Messico), si ritrovano sugli sfondi della Palestina
immaginaria di duemila anni fa.
In America, prima
dell’arrivo degli spagnoli, il frutto del ficodindia faceva parte
della cultura azteca tanto che la loro capitale era denominata
Tenochtitlan, che vuol
dire ficodindia su una roccia. Il sito dell’antica città oggi
è divenuto quello della capitale Città del Messico, ma l’antico
legame continua ad esistere nello stemma stesso del Messico (in cui
vi è un ficodindia). Anche a Roma ci sono i fichidindia.
Essi appaiono, infatti, nella Fontana dei Quattro Fiumi di Gian
Lorenzo Bernini. Anche in altre composizioni artistiche appare la
pianta o vi si trovano legami, come in opere di Bruegel il Vecchio,
Frida Kahlo, Man Ray, Roy Lichtenstein e Tina Modotti.
In
Sicilia il ficodindia rientra, ormai, nelle usanze locali. Esso
viene consumato, ad esempio, nella colazione mattutina, soprattutto
nel periodo della vendemmia. Era usanza, infatti, che il
proprietario della vigna, offrisse, la mattina della raccolta, a
piene mani il frutto ai vendemmiatori. Il motivo è semplice: più
ficodindia mangiavano, meno uva faceva la stessa fine, essendo,
oltretutto, il ficodindia causa di problemi intestinali (come
l’occlusione).
Nella cultura degli attuali Media
rientrano
il film Fico d'India (del 1980) del regista
Steno, con Diego Abatantuono e Gloria Guida, e la coppia comica dei
Ficodindia, composta da
Bruno Arena e Massimiliano Cavallari (che sono, però, originari di
Varese).
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