I
giorni della battaglia furono narrati, in epoca latina, dagli
storici
Appiano di Alessandria e Svetonio.
I due contendenti si
fronteggiavano da più giorni sulla costa siciliana di nord-est. Per
la precisione, le truppe di Agrippa erano posizionate nella zona di
Tindari (presso Patti), mentre quelle di Pompeo erano arroccate a
Mylae (Milazzo). I soldati di Pompeo controllavano anche la
costa che da Milazzo portava al Peloro (Messina), comprendente pure
Nauloco. L’avvistamento di alcune navi, consigliò a Pompe di
coprirsi maggiormente. I soldati lasciarono all’avversario la zona
di Milazzo, arretrando verso Messana. Le milizie di Agrippa
occuparono prontamente la nuova posizione. Tuttavia, passavano i
giorni e ambedue le parti non giungevano ad uno scontro militate.
Prendendo l’iniziativa, Pompeo suggerì alla parte avversa un
definitivo scontro navale, dove egli si riteneva più forte.
Ottaviano, evidentemente, accettò.
Il 3 settembre del 36
a.C., nel tratto di mare, che andava da Milazzo a Nauloco, avvenne
la battaglia navale. Le 300 navi di Pompeo, ancorate a Nauloco,
uscirono a scontrarsi con le 300 navi avversarie. Le forze navali
erano praticamente uguali per numero. Tuttavia, quelle di Agrippa,
oltre ad essere più grosse e armate di artiglieria (come i nemici),
a differenza di quelle di Pompeo, erano dotate di un nuovissimo tipo
di “rostro” più efficace, insomma, di una nuova tecnologia militare.
La battaglia fu lunga e
sanguinosa. Il vantaggio tecnologico permise ad Agrippa di affondare
le maneggevoli e veloci navi di Pompeo. Alla fine della giornata,
mentre l’ammiraglio Agrippa contava solo 3 navi perse, quelle della
fazione opposta furono: 28 navi affondate, e molte altre bruciate o
catturate. Solo 17 navi di Pompeo riuscirono a rifugiarsi nel porto
della vicina Messina. Praticamente, una vera e propria disfatta
totale. Nel momento della battaglia, narra Svetonio, Ottaviano,
in posizione supina, non trovò il coraggio di assistere allo
scontro. Rimase “sdraiato sul dorso con
gli occhi rivolti al cielo, terrorizzato, rimanendo in quella
posizione, senza presentarsi ai soldati, fino a quando Agrippa non
mise in fuga la flotta nemica.” (Svetonio, in
Augustus). Dopo la tremenda sconfitta, Sesto Pompeo cercò rifugio in Oriente,
ma venne ucciso da sicari, appena un anno dopo. Ottaviano, libero
così di agire, attraverso l’estromissione di
Marco Emilio Lepido e puntando sulla prossima sconfitta di Antonio
raggiunse l’obiettivo di controllare Roma. Ne divenne il primo
imperatore, con il nome di Augusto.
|