Il più piccolo comune della valle del
Niceto è senz’altro quello di Valdina, con i suoi 2,75 kmq. Subito
dopo viene quello di Torregrotta, con 4,22 kmq. Sono tra i comuni
più piccoli anche dell’intera provincia. Eppure il suo abitato conta
circa 7.500 persone. Il centro comunale si sviluppa da est ad ovest
senza soluzione di continuità. La sua frazione marina è denominata
Scala e si svolge lungo la statale, che attraversa i comuni e le
loro frazioni poste sul mare. Il suo territorio
è al 70 % pianeggiante, con
dei rilievi a sud molto contenuti. Il punto più alto raggiunge,
infatti, solo i 193 m s.l.m. L’altezza media dell’abitato è solo di
44 m s.l.m. Il piccolo comune ha l’aspetto di un rettangolo, ed è
delimitato da numerosi torrenti, quali Il Caracciolo , Sottocatena,
Bagheria e Lavina. A nord, ovviamente, possiede delle spiagge sul
Mar Tirreno. Queste ultime sono basse e sabbiose. All’interno del
perimetro comunale vi sono diverse cave d’argilla (come altri paesi
limitrofi), che hanno rifornito di materiale le varie industrie dei
laterizi, presenti nella zona.
Tra i resti archeologici di Torregrotta, vi è la cosiddetta
Torre del Castrum.
Anch’essa è una costruzione difensiva, voluta, però, da
Carlo V. Essa, infatti, fu edificata tra il XVI e il XVII secolo.
L’imperatore con la sua costruzione voleva proteggere il Casale di
Santa Maria della Scala, allora feudo. Tra i resti più eclatanti
della costruzione di allora vi è, in particolar modo, l’Arco
merlato, cioè uno degli
ingressi al Castrum. E’ una porta ad arco a tutto sesto, che
possiede superiormente una merlatura ghibellina. In effetti, la
porta potrebbe non essere stata costruita subito, ma nel 1650, da
come si desume da dei numeri incisi nella parte interna. L’arco si
trova sulla via Mezzasalma, così come un altro
tra i resti archeologici
ritrovati. E’ databile alla seconda metà del Cinquecento. Si
tratta dello Stemma
mobiliare della famiglia Valdina. Esso è costituito da uno
scudo inquartato, tipico della Sicilia, su di una lastra di marmo
bianco. Poiché questa è collocata su di un muro, gli storici
ipotizzano fosse posta su un palazzo cinquecentesco, poi distrutto.
Uno stemma simile si trova sulla tomba di Andrea Valdina,
all’interno della chiesa principale di Roccavaldina.
Tra
i monumenti di tipo religioso, da annotare è la
Chiesa di Santa Maria della Scala,
a cui da tempo il popolo di Torregrotta è devoto. Si presuppone
quindi l’esistenza di altre chiese nel passato. Attualmente, sorge
sull’omonima piazza, ed è stata aperta al culto nel 1976. Destino
simile ha avuto la Chiesa di San Paolino Vescovo. Fu aperta
nel 1943. Essa sorge, comunque, sulle macerie di un’altra chiesa
dedicata sempre a San Paolimo e, precedentemente,
a
Maria SS. della Pietà. Nella chiesa è, oggi, contenuto un quadro
effigiante la
Deposizione di Cristo dalla Croce, che risale al 1671. Proveniente
dalla chiesa originaria, esso era collocato dietro l’altare. La
Chiesa di San Paolino è
stata oggetto di ristrutturazione. Nel 2010, è stata aggiunta sul
prospetto principale una vetrata raffigurante San Paolino.
Cenni storici
Non essendoci stati, almeno per adesso, ritrovamenti
archeologici importanti nell’area di Torregrotta, non si hanno
testimonianze di tutto il periodo classico. La cosa è alquanto
strana, perché la fertilità della pianura, copiosamente irrigabile
dall’acqua
del
Niceto, presupporrebbe la presenza di insediamenti, già a partire
dal periodo sicano. Vi erano comunque piccoli villaggi agricoli, in
epoca ellenica e romana, così ritengono gli storici. Nella zona,
alla caduta dell’impero, imperversarono gli Ostrogoti, almeno fino
all’arrivo dei Bizantini. Sotto questa dominazione sorse un piccolo
villaggio chiamato Casale del Conte, che però fu distrutto
successivamente, nell’anno 870, dai pirati Saraceni. In epoca araba,
a Torregrotta si preferì un nuovo insediamento, collocato in quella
che oggi è la contrada Radali. E’ solo in periodo normanno che
l’abitato di Torregrotta prese corpo. Nel 1168, infatti, il re
normanno Guglielmo II, unitamente a sua madre, Margherita di
Navarra, concessero al monastero messinese di Santa Maria
della Scala un feudo, che verrà chiamato proprio feudo di Santa
Maria della Scala, il
cui territorio comprendeva la zona di Torregrotta e parte di quella
di Valdina. Nasce in quest’epoca il grande attaccamento dei torresi
a Santa Maria della Scala.
Per lungo tempo, sotto i re
normanni, ma anche dello svevo Federico II, la proprietà del
monastero benedettino non fu messa in discussione. Quando del feudo
s’impossessò il giudice di Messina Afranione de Porta,
e poi di altri, una sentenza del
legato pontificio
siciliano, nel 1267, rimise le cose a posto. Intanto a partire dal
Trecento vennero creati nella zona più feudi.
Federico III creò il feudo di Rocca
(oggi Roccavaldina). Poi fu
inserito il feudo Scala. Ma a parte le soluzioni
amministrative dell’area, i problemi, purtroppo, erano altri.
Dall’epidemia di peste del 1347 e
successive, il Casale si spopolò materialmente, tanto che
l’imperatore Carlo V, nel 1526, fu costretto ad emanare una
Licentia populandi, per
ripopolare la terra torrese. Fu proprio questa decisione che fece
rinascere il territorio del Casale. Più persone volle dire migliore
situazione economica. Si iniziò di conseguenza a costruire il centro
storico cinquecentesco della cittadina. Quando i benedettini
incaricarono un laico per l’amministrazione del feudo, anche
l’abitato fu denominato diversamente. Dapprima il nome fu
semplicemente Torre, per poi divenire Torregrotta. Sempre
nel Cinquecento (1509), il feudo limitrofo a quello di Santa
Maria della Scala, cioè il feudo di Rocca, fu acquistato dalla famiglia Valdina, che lo mantenne fino alla
metà del XVIII secolo. Il nome del feudo divenne, ovviamente quello
del comune attuale, cioè Roccavaldina. La saggia amministrazione
della famiglia diede un forte impulso all’economia della zona. Oltre
a commercio e artigianato, si ebbe un deciso sviluppo dell’attività
agricola. Ala forte produzione di olio e vino, si associò
l’allevamento dei bachi da seta. Da questi ultimi derivò
l’esportazione della seta un po’ ovunque, Con lo sviluppo economico
Roccavaldina e Torregrotta conobbero il loro periodo d’oro,
propriamente il XVII e XVIII secolo.
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