Parlare di Ragusa è, in un certo qual modo, sbagliato.
In realtà, vi sono due “Raguse”, quella antica, Ragusa Ibla, e Ragusa
Superiore, la nuova Ragusa nata dopo il terremoto del 1693. Le due città
sono separate dalla "Valle dei Ponti", un profondo canalone. In origine
Ragusa Ibla era formata da tre quartieri (S. Rocco, S. Maria e
S. Paolo). Dopo il
terremoto si aggiunsero quelli di Ragusa inferiore e Ragusa superiore.
All’Unità d’Italia si trasformarono in due comuni distinti, che, però, nel
1926, con la nomina a capoluogo di provincia, tornarono a riunirsi in un
unico comune.
Questa “doppiezza” della città si riscontra anche nelle
origini storiche. Il primo nucleo originario si rileva già in epoca
neolitica, XX
secolo a.C., propria della cultura di Castelluccio, di grande importanza per
lo sviluppo isolano. Inizialmente sicana, fu conquistata dai siculi, per poi
divenire una colonia greca, ma solo nel III secolo a. C., data la forte
resistenza della popolazione della città alla capitolazione.
Contemporaneamente a Hybla Heraia
esisteva la città gemella Kamarina,
abitata da siculi iblei e da greci. Questa, a causa dei
continui saccheggi e invasioni, ben presto si spopolò, fino ad essere del
tutto abbandonata. Il sito di Kamarina è oggi una vasta area archeologica,
luogo di importanti ritrovamenti, tali da giustificarne il Museo ad essa
collegato.
Diverse sono anche le origini dei due nomi, Ibla e Ragusa.
Il primo termine deriverebbe dall’antica dea Hybla
adorata in epoca sicula. Con l’arrivo dei greci il nome mutò in Hybla
Heraea, dovuto alla venerazione della dea Hera,
protettrice dei raccolti. Ed è proprio alla ricchezza agricola della zona
che sarebbe nato il secondo dei nomi. I bizantini la chiamarono, infatti,
Rogos ovvero granaio. In epoca araba, il nome divenne Ragus o
Rakkusa, significante
"luogo famoso per un sorprendente avvenimento", probabilmente dovuto
ad una battaglia vittoriosa da parte degli arabi. In epoca successiva, cioè
normanna e poi aragonese, la denominazione fu Ragusia. Infine nel Settecento si arrivò al nome attuale, Ragusa.
Anche lo
stemma della città di Ragusa ha una sua storia. Collegato alla natura del
posto, l’antica popolazione iblea aveva scelto come simbolo quello della
lucertola, la caratteristica Ibla Galeota o Herea, tipica della zona. Sempre la lucertola veniva impressa sulle monete
coniate dai camarinensi, discendenti dei siculi Iblei. Altro elemento
proprio del territorio, che ebbe rilievo simbolico, fu una donna con testa
turrita circondata da api, le quali producono il buonissimo miele ibleo.
Con l’arrivo della aristocrazia normanna anche lo stemma ragusano venne
modificato. Ecco apparire l’aquila, rappresentata sulla croce di San
Giorgio. All’origine i conti normanni e in particolare del conte Goffredo d'Altavilla.
Una bandiera con l’aquila effigiata viene utilizzata, tutt’oggi, per la
Festa di San Giorgio.
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