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L’antica chiesa di San Giorgio era originariamente
collocata all'estremità est dell'abitato, dove, attualmente, si può vedere
uno dei suoi portali. Con il terremoto, essa prese il posto di quella di San
Nicola (di rito greco). Il Portale dell’antica chiesa di San Giorgio (edificata nel XII secolo) è l’unico frammento della sua magnificenza, purtroppo, scomparsa. La chiesa (ci narrano le fonti) era un grande tempio sacro a tre navate divise da sette colonne per lato, impreziosite da ben dodici altari oltre i tre dell'abside al Fonte Battesimale. Il campanile, progettato dall'architetto ragusano Di Marco, era di ben 100 metri d'altezza (tra i più alti in Europa). Lo stile in cui era realizzato era, naturalmente, quello gotico-catalano, testimoniato dal portale. Ampiamente decorato con bassorilievi, sono su di esso rappresentati: il santo a cavallo che trafigge il drago, con la regina di Berito inginocchiata che assiste al miracolo, l'aquila ragusana, figure legate alle arti e ai mestieri, e figure mostruose e fantastiche, tra fiori e foglie. Progettato dall’architetto Rosario Gagliardi (di cui abbiamo le tavole originali), il nuovo Duomo di San Giorgio tende a rassomigliare nello stile, più che alle chiese italiane, a quelle barocche del Nord Europa, come le chiese inglesi di Hawksmoor o quelle di Neumann in Franconia. Il Duomo ha nella sistemazione planimetrica uno dei suoi punti forti. Posta al termine di un'alta scalinata che si diparte dalla piazza sottostante, essa sorge in posizione obliqua rispetto alla piazza stessa. Il prospetto principale della chiesa è contraddistinto dalla monumentale facciata a torre che ingloba anche il campanile fino a concludersi con una cuspide a bulbo. La cupola a doppia calotta si rifà quella del Pantheon di Parigi (di gusto neoclassico), e sembra sia stata progettata dal capomastro ragusano Carmelo Cultraro. All’interno del Duomo si possono ammirare statue del Gagini, tele dipinte da artisti siciliani (come D'Anna, Tresca e Manno), la statua di San Giorgio a cavallo, opera, del 1874, del palermitano Bagnasco, e la grande cassa-reliquiario realizzata in lamina d'argento sbalzata, creata dall’ argentiere palermitano Domenico La Villa, nel 1818. Di notevole fattura è l’organo a 3368 canne, chiamato Organum maximum (all’epoca uno dei migliori), opera della ditta Serassi, e le 33 finestre chiuse da vetri colorati istoriati della navata centrale, realizzati su disegno di Amalia Panigatti. |
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