Abbiamo già indicato nel XVII secolo l’epoca di
maggiore sviluppo del Barocco europeo. Vi furono delle imitazioni impacciate
in Sicilia in quel periodo. Anche in queste prime avvisaglie avevano
iniziato, magari inconsapevolmente, ad inglobare nella progettazione un
certo vernacolo locale. Alla metà del XVIII secolo, periodo di massima
diffusione, il Barocco in Sicilia poteva definirsi
Siciliano, per una serie di
caratteristiche assolutamente originali. Queste non confluiscono
direttamente in un lessico chiuso a definire uno stile a se stante. Dopo il
1720, le composizioni, che inglobano diverse caratteristiche, hanno in sé la
“libertà” del compositore di fronte al compito della progettazione. Mentre
il Barocco viene definito drammatico e vibrante, riccamente adornato di masse, sculture ed
ombre che confluiscono in angosciosi chiaroscuri e giochi di luce, alla base
del Barocco Siciliano vi è la
creatività, il gioco, la sensazione tipica di una "joie de vivre". Le
masse che vengono plasmate liberamente stupiscono, affascinano, catturano lo
sguardo per la complessità progettuale fatta di mille particolari
sorprendenti. Gli stessi mascheroni, propri del Barocco, in Sicilia
diventano apotropaici, irridenti, grotteschi, del tutto fantastici e
“maleducati”. Appaiono in varie parti delle trabeazioni orizzontali
dell’edificio e, a supporto, nei balconi. Questi ultimi, quasi mai si
limitano ad essere dei semplici rettangoli sporgenti, ma assumono forme
molto fluide, con balaustre in ferro battuto molto mosse e intricate (in
molti edifici le stesse finestre sono difese da gelosie tondeggianti, che si
rifanno alle balconate del palazzo). L’ingresso dei palazzi
aristocratici è posizionato in una corte interna a cui possono giungere le
carrozze, passando per un'arcata di grandi dimensioni posta nella facciata
principale dell’edificio. In questo spazio interno si dipartono le doppie
scalinate, molto scenografiche, che portano al piano nobile, dove sono
collocati i salotti di ricevimento. Le scale serpeggianti spesso assumono la
forma addirittura del muro esterno della costruzione, che è inclinato e
sinuoso anch’esso. Il bugnato sui muri esterni trova molti usi
nell’isola. Se il Serlio, a volte lo decorava, con il bugnato gli architetti
siciliani facevano di tutto. Non solo lo decoravano in modo sfacciato (con
sculture di foglie, squame, con dolci e conchiglie), ma lo usavano,
addirittura, per i pilastri piuttosto che per le pareti. Tra le tipicità
degli edifici nobiliari siciliani vi sono anche i materiali da costruzione
impiegati. Nella zona di Catania era diffuso costruire utilizzando la pietra
lavica, che ha colori che vanno dal grigio al nero. L’aspetto che ne assume
l’edificio è del tutto sorprendente e soprattutto particolare
dell’architettura catanese, anche barocca. E’ un marchio di fabbrica
difficilmente imitabile.
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