Il
tempio
Il tempio,
chiamato anche "Tempio Grande", fu costruito durante l'ultimo
trentennio del V secolo a.C., fuori dalle mura della città. Esso è
un tempio periptero esastilo, con un peristilio di 36 colonne (ossia
con sei colonne sul lato più corto, non scanalate e sul lato lungo
quattordici colonne). Quidi esso risulta più lungo del consueto a 13
colonne, e, cioè, a doppio quadrato. E’ completo di trabeazione.
Si mantiene in ottimo stato di conservazione e rappresenta un
esempio unico di una importante architettura inspiegabilmente
bloccata nella sua costruzione. L'ipotesi prevalente è che non
sia mai stato terminato a causa delle continue guerre con Selinunte,
non presentando resti nè della cella nè della copertura nè delle
scanalatura delle colonne. Oltretutto sembra siano state rilevate
tracce solo della fondazione della cella. Un altro elemento che
confermerebbe tale ipotesi è il ritrovamento sui blocchi del
crepidoma, di "bugne". Queste ultime sono protuberanze, utili a
proteggere il blocco stesso durante la fase di costruzione,
successivamente da eliminare. Diversamente, alcuni suppongono che
nel tempio vi si svolgessero riti primitivi, di cultura elima, che
non prevedessero la presenza di una cella, forse neanche della
copertura. Altre ipotesi, invece, protendono verso la costruzione di
queste parti mancanti in legno, deterioratosi nel corso del tempo.
Molti storici si sono chiesti il perché della presenza di un
tempio dorico periptero di modello greco, in una città elima, una
popolazione molto antica, già oresente s0ll’isola all’arrivo dei
primi coloni greci. Nonostante la rivalità costante con Selinunte,
attraverso i commerci con le altre realtà isolane, Segesta importò
aspetti culturali dei swuoi vicini. Nel corso del V secolo a. C.
evidentemente, la città degli elimi, aveva assunto particolarità
culturali ellenizzanti. Forse lo stesso progettista e le maestranze
che lo realizzarono, furono di cultura o provenienza greca.
Il tempio, tecnicamente, presenta accorgimenti ottici, necessari ad
una percezione non falsata della costruzione. Così, ecco applicata
una curvatura delle linee orizzontali e
una decorazione
del fregio,
tale da non farlo dipendere dal colonnato sottostante. Tali
lavorazioni si ritrovano nei coevi templi dell’Attica (Grecia). Si
può confrontare l’edificio segestano con il
tempio degli Ateniesi a Delos.
Per la sua perfezione e il buonissimo stato
conservativo, può considerarsi uno dei templi più belli giunti fino
a noi dall'antichità greca. La sua bellezza colpì il poeta e
viaggiatore Goethe, nel suo viaggio in Sicilia. Ne parlò talmente
bene, che il tempio divenne meta dei Grand tour europei. La sua
riscoperta storica contribuì alla conoscenza dell’architettura greca
e romana, nei loro monumenti, che confluì nello stile neoclassico di
fine Settecento.
Il teatro
Il teatro, situato
sulla sommità del Monte Barbaro, la collina opposta a quella del
tempio (a circa 440 metri di altezza), risalirebbe intorno alla metà
del III secolo a.C., con un ampio semicerchio di 63,60 metri di
diametro, si adagia sul declivio del colle, parte scavato e parte
costruito sulla roccia. Nonostante Segesta sia stata fondata dagli
elimi e, quindi, non fpsse una città greca, il suo teatro segue i
canoni dell’architettura ellenica.
Ha un vasto panorama che va dal monte Inici fino al golfo di
Castellammare. Con due ingressi sfalsati, ha separazioni fatte in
travertino che dividono i posti in sette cunei verticali (kerkides)
ed una divisione orizzontale del teatro (diazoma), che permettevano
un afflusso ottimo dei 4000 spettatori che poteva contenere. La fila
superiore aveva sedili forniti di schienale. L'orchestra (lo spazio
dove, nel dramma antico, agiva il coro) ha un diametro di 18,40 m.
Purtroppo la zona superiore e la scena, che secondo gli studiosi
sarebbe stata decorata da colonne e pilastri, sono semidistrutte.
Conserva ancora oggi un'acustica perfetta. E’ tuttora utilizzato per
rappresentazioni, dove vengono recitate antiche tragedie greche.
L’area archeologica di Segesta è, naturalmente, molto più ampia
del singolo tempio e teatro segestani. Dalle rovine si possono
leggere l’agorà, le mura, con la cosiddetta Porta di Valle, e alcuni
quartieri residenziali. Tra gli edifici brilla la “casa del
navarca”. E’ un’antica residenza, d’epoca ellenistico-romana, di
grande valore, che presenta delle raffigurazioni a prora di nave (da
qui il nome), lungo le pareti di un peristilio patrizio. Nelle
vicinanze si è rinvenuto il grandioso Santuario Segestano.
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