Nel Museo
Archeologico Regionale del Baglio Anselmi,
sito sul promontorio di Capo Boeo,
il
maggiore
dei musei di Marsala, per importanza e per numero di reperti, è,
come abbiamo detto, ospitata la rarissima nave fenicia, affondata
nel mare di fronte a Lilibeo, unica al mondo per genere
archeologico. Protetta dalle alghe della
Riserva naturale delle Isole dello Stagnone, con un effetto
simile al sottovuoto, è giunta sino a noi in straordinarie
condizioni, tanto che sono stati conservati perfino i chiodi
impiegati per la sua costruzione. Nell’antichità il metodo
produttivo impiegato per le navi dai Cartaginesi era famoso e
ammirato da tutti, perfino da romani come gli storici Plinio e
Polibio. Esso era in sostanza uno dei primi sistemi di
prefabbricazione in cantiere. Ogni elemento era siglato da un
simbolo
dell'alfabeto fenicio-punico inciso sul pezzo. Agli operai
del cantiere non rimaneva che assemblare nel giusto modo le diverse
parti. Questo permetteva ai Cartaginesi una enorme facilità
costruttiva e un aumento notevole della produzione navale.
All’interno della nave fenicia sono state ritrovate, inoltre, delle
anfore, equipaggiamenti (ad esempio, lance), ossi di olive, delle
foglie vegetali, una corda e un ceppo di legno, utile per alimentare
un fuoco per la cottura di cibi. Aldilà di essa, si possono,
anche, ammirare nel Museo una grande quantità di reperti scoperti
nel territorio cittadino, soprattutto, oggetti e documentazioni
provenienti da diverse case romane d’età imperiale, venute alla luce
recentemente, ma anche importanti reperti preistorici. Da
rilevare la presenza nel museo della statua di marmo, scolpita in un
unico blocco, raffigurante
Venere Callipigia
("dai bei glutei"), di provenienza probabilmente greca. Riportata
alla luce il 14 gennaio 2005, la statua è senza testa e manchevole
della metà del braccio destro e di più della metà del braccio
sinistro. Ha perduto, inoltre, metà circa della gamba destra e una
parte della gamba sinistra. Essa venne realizzata mentre si copriva
pudicamente il seno con una mano, e reggeva
l’himation
con l’altra. La statua, raffigurante Afrodite, era il simbolo
mitologico dell’energia vitale della fecondità e della procreazione.
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