Alcamo venne fondata tra il nono e decimo secolo dagli arabi. Il
suo nome deriverebbe dall’arabo "Alqamah", che significa "terra
fangosa", cioè “terra fertile”. Altri fanno risalire il toponimo dal
nome al comandante musulmano Al-Kamuk, che la fondò. Esso si trova
ad una distanza di circa 50 km sia da Palermo che da Trapani. La
prima citazione del nome del paese risale al 1154, contenuta in un
passo del Libro di Ruggero II redatto dal geografo Idrisi, d’origine
berbera (lo scopo era quello di ottenere una raccolta di carte
geografiche del regno). Egli pone la posizione di Alcamo ad un
miglio e mezzo arabo dal castello di Calatubo, che è tutt’ora
visibile nel comune di Alcamo. Il diario di un pellegrino spagnolo
del 1185 la cita come “beleda”, cioè paese con moschee e un mercato.
Durante i Regni dei Normanni e degli Svevi, sostanzialmente Alcamo
mantenne la caratteristica d’essere un centro musulmano, diviso in
quattro casali, quelli di S. Vito, S. Leonardo, S. Ippolito e S.
Nicolò. Alla rivolta, però, della popolazione araba, avvenuta tra il
1221 e il 1243, Federico II di Svevia rispose con la deportazione
degli insorti e la progressiva cristianizzazione dei quattro
quartieri.
La presenza dei feudatari, che si passarono di
mano il governo della cittadina, è ben visibile da alcuni castelli
di loro proprietà, presenti nel territorio del comune. Innanzi tutto
quello dei Ventimiglia, i cui resti si trovano sul monte Bonifato
che domina Alcamo, ma anche
il Castello di
Calatubo, fortezza costruita in periodo altomedievale.
Successivamente fu eretto quello dei Conti di Modica, che
risalirebbe al XIV-XV secolo, ancora in ottimo stato, grazie a
recenti restauri. Edificato dalla famiglia Peralta, fu ultimata dai
feudatari Enrico e Federico Chiaramonte. La famiglia dei Cabrera,
Conti di Modica, ne tenne il possesso fino al 1812.
Il castello è di forma romboidale con quattro torri, due
quadrate e due tonde, e con mura molto spesse, utili alla difesa
dell’edificio. Questi contiene stanze per la tortura dei
prigionieri, locali per le sentinelle e per la residenza di
eventuali Re di passaggio (vi fu ospitato anche Carlo V di Spagna).
La struttura difensiva venne completata intorno al 1500, dal
capitano di giustizia Ferdinando Vega, con l’edificazione di una
cinta muraria merlata che racchiudeva il paese contro eventuali
incursioni di pirati turchi. Quattro porte la mettevano in
comunicazione con l’esterno: Porta Palermo, Porta Corleone, Porta di
Gesù e Porta Trapani. Nel 1535, al passaggio di Carlo V, in suo
onore venne chiusa la vecchia Porta Trapani e aperte altre quattro
porte: Porta Stella, Porta Nuova e le nuove Porta Trapani e Porta
Palermo. Esse erano posizionate all’inizio e alla fine del Corso
Imperiale (l'attuale corso VI Aprile).
Tra gli esponenti
alcamesi più noti, nel
XII secolo,
del periodo di Federico II, vi è senz’altro il poeta Cielo d'Alcamo
(detto anche Ciullo d'Alcamo) che scrisse la famosa "Rosa fresca
aulentissima", tra le prime composizioni in italiano volgare,
alla base della letteratura italiana.
La sua fama ha portato i suoi concittadini a denominare molte
emergenze di Alcamo con il suo nome, come: la piazza principale, il
Liceo classico e il teatro comunale.
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