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Noto, gioiello siciliano dell'UNESCO | |||||||||||||
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Noto (Siracusa) in Località Caddeddi, alla foce del fiume Tellaro,
nel 1971, infatti, all’interno di un terreno appartenente ad una
fattoria, sono stati intrapresi degli scavi che hanno portato alla
luce i resti di una villa romana di tarda età imperiale, datata
intorno alla seconda metà del IV sec. d. C.
Descrizione dell’impianto.
La villa sorge su una leggera elevazione del terreno sulla destra
del fiume Tellaro, in prossimità della sua foce. L’impianto della
villa è di forma quadrata e si sviluppa intorno ad un peristilio
colonnato di forma quasi quadrata (20 m circa per lato). Il
pavimento del peristilio è decorato da un mosaico. Intorno al
peristilio si aprono una serie di ambienti non ancora interamente
scavati. L’ambiente che si estende al centro del lato sud del
peristilio è di forma absidata. Le strutture dell’edificio, allo
stato attuale degli scavi, sembrano svilupparsi maggiormente verso
nord. Sulla porta nord del peristilio, infatti, si aprono una serie
di ambienti. In alcuni di questi sono stati rinvenuti pregevoli
mosaici pavimentali.
Decorazioni .
All'interno, il pavimento del peristilio è decoratola un mosaico che
rappresenta una serie di medaglioni circondati da corone di foglie
di alloro. In uno degli ambienti che si trovano a nord del
peristilio si trova un mosaico che rappresenta una scena mitologica:
il riscatto del corpo di Ettore da parte del padre Priamo. Lo schema
iconografico usato è inedito, infatti, non si basa sul celebre passo
di Omero. Si pensa che l’episodio raffigurato fosse così descritto
nella perduta tragedia di Eschilo “I Frigi”. Al centro è raffigurato
il cadavere di Ettore mentre viene pesato sul piatto di una grande
stadera che sull’altro piatto ha dell’oro. Sulla sinistra sono
riconoscibili, grazie ai nomi scritti in greco, Odisseo, Achille e
Diomede. Sulla destra sono rappresentati Priamo ed i Troiani.
In altri ambienti sono raffigurate figure di animali, un satiro ed
una menade, circondati da girali d’acanto, un kantharos colmo di
frutta. In un altro ambiente a nord del peristilio si trova un
mosaico con scene di caccia delimitate da fasce a meandro con
riquadri di volatili. Le scene rappresentate sono organizzate su
quattro registri. Nel registro superiore sono rappresentati un
cacciatore, una pantera in gabbia, altri cacciatori e tre fiere in
lotta. Nel secondo registro sono raffigurati sei cacciatori stanti
che fanno da schermo per la cattura delle fiere; un altro cacciatore
che ha ferito un leone che ha ucciso un'antilope e due arcieri.
Nel terzo registro sono rappresentati una figura femminile (forse
personificazione di Cartagine o dell’Africa), tre uomini di cui uno
con il bastone a “tau”, che è simbolo di comando, gabbie poste su
carri trainati da buoi e una tigre che assale un uomo barbuto.
Nel quarto registro è rappresentata la scena di un banchetto. Sei
commensali si trovano attorno ad uno stibadium (divano o letto
semicircolare da pranzo) posto sotto una tenda. Sullo stibadium si
trova un vassoio con un gallinaceo. A destra e a sinistra sono
rappresentate scene con cavalli, servi intenti a squartare una
bestia, ad alimentare un fuoco o a preparare ceste con vivande.
E’ importante notare che le scene di caccia rappresentate in questo
mosaico sono molto simili a quelle della “Piccola Caccia” di Piazza
Armerina, e che il personaggio che tiene il bastone a “tau” compare
anche nel mosaico della “Grande Caccia” sempre di Piazza Armerina. |
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