NOTO
"Noto
ai primi del Settecento è una delle nostre
città sorte d'un colpo, pel fatto sembra
d'una volontà sola, immagine precisa del
gusto d'un'epoca. A visitarla, palazzi,
chiese, conventi, teatro pare un monumento
unico..." (Ugo
Ojetti)
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“Sembra di una volontà sola”.
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La Chiesa di Montevergine Dopo il terremoto del 1693, quando la nuova Noto
ancora non esisteva, il primo edificio che ne venne eretto fu
la chiesa del Monte Vergine. Iniziata appena due anni
dopo il sisma, venne ultimata nel 1697, Fu progettata
dall'architetto Vincenzo Sinatra ed è, chiaramente, in stile
barocco. Annesso alla chiesa vi era il convento delle monache
cistercensi. L’edificio fu voluto e pagato dalla famiglia Trigona.
Nel suo bellissimo interno, spiccano un altare in marmo policromo e
la sua pavimentazione realizzata con ceramica del XVI° secolo,
originaria del vecchio sito di Noto. Non mancano al suo interno
affreschi e dipinti di pregio, opera di Costantino Carasi. La
chiesa, purtroppo, ha subito un lungo periodo di abbandono. Chiusa
nel 1890, è stata riaperta
appena il 1º aprile
del 2011. Necessita di lavori di restauro al suo interno. Dal
1940 è proprietà della confraternita di San Corrado.
L’architettura barocca a Noto
Sotto òa guida attenta del del
duca di Camastra, che rappresentante a Noto
del governo spagnolo, venne portata avanti una ricostruzione
coerente del nuovo abitato. Il tessuto viario è cadenzato da piazze
spettacolari e scalinate imponenti che si raccordano a dislivelli di
terrazze e pianori. Il tutto realizzato in pietra locale dal colore
che varia tra il dorato e il rosato. Lo stile predominante è quello
del barocco siciliano, che caratterizzerà la ricostruzione
dell’intera Val di Noto, creando uno stile proprio e dal carattere
tipico e locale.
Se l’originalità del barocco appare nelle
costruzioni di zone come quelle di Lecce o Catania, il lavoro fatto
dagli architetti che lavorarono
a Noto (Rosario
Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi ) si caratterizza
ulteriormente. La loro progettazione non si limita alle decorazioni,
per altro molto sobrie, ma investe l’andamento delle superfici dei
prospetti. Incontriamo, così, facciate concave (nella chiesa del
Carmine e di San
Carlo Borromeo al Corso), facciate convesse (nella chiesa di San
Domenico) o curvilinee (nella torre campanaria del seminario). Ma il
lavoro architettonico pervade l’intera città, con grandi
scenografie, passando, quasi, da architettonico a urbanistico. Lo
stile applicato contamina il gusto dell’intera ricostruzione, tanto
da far definire Noto la "perfetta città barocca”.
Ugo Ojetti scrisse: “sembra d'una volontà sola, immagine
precisa del gusto d'un'epoca”.
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