La Cattedrale di San Nicolò è la chiesa principale
della diocesi di Noto. Posta sulla sommità di una
scalinata scenografica, la chiesa in stile barocco, ma con elementi
neoclassici, è d’ispirazione francese. E’ fornita di due torri
laterali. La pianta della Cattedrale di San Nicolò è a croce
latina e a tre navate. Sul prospetto si aprono quindi tre maestosi
portali. La porta centrale è in bronzo raffigura momenti della vita
di san Corrado Confalonieri da Piacenza. E’ opera (1982) dello
scultore siciliano Giuseppe Pirrone. Il prospetto presenta, anche,
quattro statue (i quattro evangelisti) realizzate, nel 1796, dallo
scultore Giuseppe Orlando
La
chiesa, come tutta Noto, venne pensata e realizzata nella
ricostruzione della cittadina a seguito del terremoto del 1693. Il
progetto si deve all’architetto
Rosario Gagliardi e risale al 1740 in stile barocco. Tuttavia, i
lavori iniziarono nel 1768, come riportato da un incisione su un
campanile. La costruzione venne completata verso la fine del
Settecento, sotto il controllo di Bernardo Labisi, nel tentativo di
rimanere fedeli al progetto originario del Gagliardi. Ciononostante
il barocco della chiesa è contaminato dal neoclassicismo che andava
diffondendosi verso la fine del secolo. Completata nel 1776. La
chiesa ha subito diversi rimaneggiamenti, non tutti ben riusciti o
appropriati. Nell’ottocento, ad esempio, fu ricostruita la cupola,
per sostituirne altre due crollate. Negli anni cinquanta del secolo
scorso, furono modificate, non solo delle decorazioni (l'altare
maggiore e l'antico organo), ma, soprattutto, elementi strutturali,
quali la copertura a falde originaria della navata principale,
sostituita da un solaio cementizio moderno.
Il crollo del 1996
Proprio a queste ultime modifiche viene attribuita la causa del
crollo disastroso della copertura avvenuto nel 1996. La struttura,
già danneggiata dal terremoto
del dicembre del 1990, la sera del 13 marzo del 1996,
collassò per problemi legati alla costruzione stessa degli elementi
portanti. Il primo a crollare fu il primo pilastro a destra che
trascinò giù l’intera cupola. Non basta, perché, insieme ad essi,
cedette la copertura della navata principale e laterale destra . Si
salvò solo piccola parte del tamburo. Miracolosamente la chiesa a
quell’ora era chiusa e non si ebbero vittime. Il capolavoro del
barocco siciliano sembrava perduto.
L’opera di ricostruzione,
tuttavia, è stata affiancata da una parallela opera di restauro. Si
è deciso, infatti, di ricostruire la Cattedrale con gli stessi
materiali (la pietra calcarea locale, preparata in conci) e le
stesse tecnologie settecentesche. Le maestranze locali, preparate
allo scopo, hanno eseguito i lavori rispettando l’antica
metodologia. Per le navate siu sono utilizzate capriate in legno,
con il tetto in coppi siciliani o, per le navate laterali le volte è
stata eseguita con il
tradizionale incannucciato e gesso. Anche gli elementi decorativi,
come capitelli, trabeazione e cornici, hanno una fattura in stucco.
Tamburo e cupola sono stati collocati, sostanzialmente,
nell’identica posizione. Se le tecniche adottate sono le stesse
del ‘700, il controllo statico e la realizzazione stessa, è stata
eseguita in modo da ottenere una struttura antisismica a prova di
terremoto. Nella ricostruzione, ad esempio, sono stati utilizzati
materiali come la fibra di carbonio. Il 18 giugno 2007,
completati i lavori di ricostruzione, la Cattedrale, con una
cerimonia solenne, è stata riaperta al culto.
Nell'estate 2009 si è dato avvio
alla decorazione della chiesa. Attualmente il pittore russo Oleg
Supereko
ha realizzato i
quattro evangelisti ritratti nei pennacchi, e la cupola, dove è
raffigurata "La Pentecoste". L'artista toscano Francesco Mori
ha eseguito le vetrate del tamburo, mentre l’altare, la croce
e l'ambone in bronzo
sono dello scultore romano Giuseppe Ducrot
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