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Noto, gioiello siciliano dell'UNESCO
Introduzione
Noto conquista i conquistatori
La Rinascita dopo il terremoto
Dal progetto all'esecuzione
"Sembra di una volontà sola"
A passeggio per la città
Noto vista da Sciascia
La Cattedrale di San Niccolò
Alcune chiese di Noto
Noto Antica
Le rovine di Heloros
La Villa Romana del Tellaro
Feste civili e religiose
Riserve naturali di Noto
Cavagrande del Cassibile
 
Video su Noto
 
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     NOTO

      "Noto ai primi del Settecento è
   una delle nostre città sorte d'un
   colpo, pel fatto sembra d'una
   volontà sola, immagine precisa del
   gusto d'un'epoca. A visitarla, palazzi,
   chiese, conventi, teatro pare un
   monumento unico..." (
Ugo Ojetti)

   

    Dal progetto all’esecuzione.

   
     
     

 

 

Balcone del Palazzo Nicolaci di Villadorata a Noto

Rollopack - 3 agosto 2007

 
 




da Wikimedia Commons
 

 La città di Noto, il capolavoro che ammiriamo adesso, nasce dopo il terremoto del 1693. Noto era rasa al suolo, come molte altre città del sud-est della Sicilia. Si contarono più di 1000 vittime tra la popolazione. Gli abitati erano in rovina e gli abitanti non avevano più una casa.
Come abbiamo visto, fu messa in piedi una struttura decisionale a livello regionale. Questa aveva il compito principale di redigere i piani urbanistici per la nuova ricostruzione. Poiché l’urbanistica barocca degli inizi del Settecento richiedeva ampie strade poste su reticoli ortogonali, Noto (come altre realtà abitative) fu ripensata su un terreno meno scosceso del precedente
sul monte Alveria, e spostata a 8 km dal vecchio borgo, su di un altopiano che domina la valle dell'Asinaro.

La progettazione e la realizzazione del piano venne sopraintesa dal
Duca di Camastra, che rappresentava il vicerè spagnolo di Palermo. Diversi furono gli architetti siciliani chiamati per svolgere la costruzione dei singoli edifici, come Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra e Rosario Gagliardi.

Il progetto prevedeva tre strade principali poste tra est ed ovest, pienamente illuminate dal sorgere del sole. La “zonizzazione” barocca stabilì che nella prima strada vi abitasse la nobiltà, nella seconda il clero e nella terza il popolo.
Come capitava per altro anche nell’architettura dei giardini, Noto fu progettata in maniera scenografica, con prospettive a volte truccate, e giocando con la presenza di linee ed elementi curvi nelle facciate, che muovessero gli allineamenti delle vie. Intorno al centro, dalle linee barocche, si collocano, tuttavia, tutta una serie di quartieri poipolari, che, proprio per essere tali, presentano la classica urbanistica fatta da piccole strade, tortuose, piccoli labirinti dal gusto medievale, simili ai vecchi borghi storici. Tra questi quartieri possiamo elecare quelli di
Agliastrello, Mannarazze, Carmine e Macchina Ghiaccio.
 
 

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